
I dipendenti del Comune di Caserta non trovano gli stipendi in banca perché il denaro del Comune è stato pignorato dai creditori. E’ il segnale che le cose veramente vanno male? O è il risultato di colpevoli distrazioni in una situazione ove tutti sono portati a pensare, in Italia, che il servizio pubblico non può mai fallire. E’ nella memoria storica di diverse generazioni che il rapporto di lavoro con le amministrazioni pubbliche costituisce un’ancora sicura nella precarietà del più ampio mondo del lavoro. Eppure molte cose sono cambiate negli ultimi tempi. La crisi economica fa venir meno certezze consolidate e mette in luce tutti i disastri che sono stati prodotti a danno delle amministrazioni.
Erano gli anni della svolta, tra arresti e cambi di leggi elettorali (quasi come adesso) che si immaginò di strutturare le amministrazioni locali come aziende e, di riforma in riforma, si è modellati quelle organizzazioni in netto contrasto con fondamentali principi che le sorreggevano da decenni.
I comuni, le province, hanno perso i normali controlli. Da controlli affidati a organismi, anche fisicamente, distanti, a carattere provinciale, sono passati a controlli interni, proprio come aziende commerciali, confidando nell’etica, nel senso di responsabilità dei soggetti chiamati a svolgere quella delicata funzione. Di fatto, le nomine dei componenti dei vari organismi di controllo si sono rivelate ulteriori occasioni per sistemare o foraggiare clienti elettorali, con la ovvia conseguenza di far venir meno quella necessaria terzietà che è caratteristica prima di chi è controllore rispetto al controllato.
La retorica che voleva amministrazioni più efficienti e rapide ha imposto i dirigenti a contratto, ovvero soggetti provenienti dall’esterno rispetto ai ruoli delle amministrazioni. Con contratti che sono legati ai tempi e alla volontà dei vertici delle amministrazioni, va da se che l’autorevolezza e la indipendenza assicurata (in via di principio) dal superamento di un concorso e dalla stabilità del posto di lavoro viene meno con tecnici chiamati a supportare le voglie del vertice politico, pena la revoca dell’incarico.
La assoluta libertà che viene praticata in Italia in materia di scelta del contraente per le necessità di forniture e di lavori(così come assicurato da recenti indagini in campo nazionale) fa si che anche le spese degli enti pubblici locali abbiano ormai una crescita notevole, tale da mettere a repentaglio gli equilibri finanziari.
Ora, a Caserta, ma non solo, avranno anche preso qualche svista, qualcuno magari non avrà salvaguardato l’impignorabilità degli stipendi, come pure la legge prevede, ma resta il fatto che per amministrazioni regolate con quel sistema, succintamente descritto e relativo ai controlli e alla direzione degli uffici, non ci si può meravigliare che il debito pubblico sia ormai esploso.
In questi anni abbiamo avuto molti amministratori che parlavano inglese, perché la mutazione doveva essere completa e visibile, e così abbiamo bilanci pubblici redatti con tutto l’armamentario linguistico della finanza speculativa. Faceva tanto moda e quindi bisognava farlo anche a Roccacannuccia.
Insomma ci è andata male. Volevamo fare gli americani e stiamo per saltare in aria, così come la Grecia ed altri Stati.
Sarebbe il caso di ritornare alle amministrazioni con controlli seri e funzionari capaci di dire no, quando occorre, invece si prepara il federalismo: l’ultima mazzata.
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