sabato 26 novembre 2011
La democrazia stanca
Fantascienza, fantaeconomia, chi avesse parlato di quello che sta avvenendo appena sei mesi fa avrebbe preso fischi e pernacchie. Mentre si discuteva di facezie all’italiana, della solita polemica quotidiana, si palesevano già in tutta evidenza i mali del sistema, perché di questo si tratta non di una crisi congiunturale ma del crollo del sistema, che a partire dall’area atlantica abbiamo importato a iniziativa dell’indimenticabile primo ministro inglese Margarethe Tacher. L’Europa e i maestri di europeismo a tutti i costi hanno dato via libera ad una regolazione delle relazioni tra stati e all’interno degli stati europei che ha cambiato profondamente la vita, l’economia, la politica, dei cittadini del continente.
Il tutto è avvenuto sulla base di un enorme sforzo, prima di tutto sul piano culturale e addirittura psicologico, perché bisognava introdurre l’idea forte che non c’erano alternative(There Is No Alternative!). E’ tipico delle visioni messianiche, che tanto caratterizzano politiche, filosofie e movimenti religiosi del Nuovo mondo e rispetto alle quali la tanto (e giustamente) rivendicazione di laicità della politica, propria della tradizione europea, ha dovuto cedere il passo. Altro che! qui vanno avanti a carro armato e non c’è confronto possibile, chi si oppone viene travolto. Del resto in America il dissenso che scaturisce da situazioni di diffusa povertà viene relegato in un aiuola, circondata da poliziotti. Ecco, questa è la più grande democrazia del Mondo!
Da noi, anni e anni di confronto inutile su questioni marginali, mentre sulla sostanza dei fatti non vi sono mai state distanze significative. La realtà dimostra appunto quello che era evidente: il governo Monti sorretto da Destra e sinistra..E come poteva essere diversamente? Destra e Sinistra in Italia, in Europa, hanno perso significato perché entrambe le parti politiche hanno abbracciato supinamente le nuove idee del capitalismo d’assalto. Ci si è rifugiati, sul piano della mobilitazione delle masse e delle parole d’ordine, su aspetti capaci di produrre emozioni quotidiane secondo calendari organizzati da ambienti che poco avevano a che fare con il lavoro, l’impresa, la società.
Il prof. Monti, che tutti hanno invocato, sia chiaro, è espressione di quegli ambienti, accademici, finanziari e politici, che hanno costruito il Sistema che è in crisi. Qui non si è chiamato qualcuno che mostra di avere una ricetta alternativa, il professore è uno di quelli che ha condiviso tutto, ma proprio tutto di ciò che oggi ci governa.
Ce la farà a trarre fuori dalle secche l’Italia? Per quello che si vede non sembra corretta la domanda, così come se la pongono in tanti, perché qui il problema non è del paese Italia, riguarda tutta l’Europa e il nord America e dunque il raffinato Monti, al posto dell’impresentabile Berlusconi, ha pochi margini di manovra, perché molte decisioni dipendono da altri. Il contesto è più ampio, non siamo al solito Bagalino!
E la tecnocrazia di cui si tessono le lodi è l’ultima spiaggia prospettata dagli “ottimati” come bene li ha definiti Giuseppe De Rita.
Pensare che da oggi le cose vadano meglio perché ci governano i tecnici è infondato per due ragioni. La prima risulta dal fatto evidente che il Sistema economico degli ultimi decenni è stato appunto un trionfo della tecnica economica sganciata dagli altri saperi. La seconda è data dal fatto che nulla è più sfuggente e velleitario del determinismo tecnicistico, basta pensare alle tante scoperte scientifiche o geografiche o tecnologiche, dovute solamente al caso o in cui ha prevalso il senso, “il fiuto”, l’esperienza e comunque una coscienza più ampia del contesto in cui si opera.
Il messaggio subdolo che si vuole veicolare con l’esaltazione dei cosiddetti tecnici è quello di una presunta neutralità degli stessi in relazione agli interessi in campo. Nulla di più infondato. La politica come governo della società è rappresentanza di interessi e spetta alla responsabilità e a alla capacità dei leader politici fare scelte e comporre contrasti rispetto alla varietà del consenso popolare che si manifesta col voto e con la partecipazione democratica. Ciò che caratterizza la politica democratica è il come si arriva alla decisione, importante quanto la sostanza della decisione.
Anche negli anni bui del sud America i governi erano sorretti prevalentemente da tecnici (susseguendosi di sei mesi in sei mesi) che cercavano invano di risolvere le gravi crisi economiche degli anni’70 e ’80. Quei governi, bisogna ricordarlo, erano sorretti da giunte militari, speriamo che con l’aggravarsi della crisi i nostri “ottimati”non ci suggeriscano di accettare un governo di generali.
Cosa non si fa per il bene del popolo: l’ottimo Zagrebelsky dice "doveri e tecnocrazia fanno paura, ma sono necessari per il costituzionalismo qualora lo si intenda senza egoismi".
C’è voglia di semplificazione, insomma.
Chi ha a cuore la democrazia si preoccupi seriamente.
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