domenica 12 giugno 2011

La vera posta in gioco



“I referendum sull'acqua e sul nucleare (a parte quello sul legittimo impedimento) indicano obiettivi più ampi di quello che troveremo letteralmente sulla scheda.” Era il 14 maggio e scrivevo così quando non era ancora avviata la campagna referendaria.
Il confronto avviato sui temi dell’acqua, soprattutto, ha messo in luce proprio quello che sottolineavo, ponendo in luce imbarazzi e difficoltà sul significato vero di questi quesiti. Dopo anni ed anni di politiche economiche che hanno visto una convergenza senza confini politici sul mantra delle privatizzazioni, questa dei referendum costituisce un’occasione unica per riflettere e ripensare su quello che è accaduto.
L’esito dei referendum sull’acqua sarà decisivo per rimodulare programmi politici, alleanze, obiettivi. Senza gli ostacoli costituiti da nomi e simboli, i cittadini hanno oggi e domani la possibilità di segnalare tutto il malcontento che serpeggia nella società su politiche che dimostrano di essere solo strumentali agli interessi delle grandi imprese e del mondo finanziario.
Quello che si propagandava da parte di tante forze politiche nel corso degli anni’90 ed oltre circa le magnifiche virtù di una economia in cui il mercato avesse più spazio rispetto all’iniziativa pubblica, ha avuto esiti del tutto deludenti e ormai tragici per quegli stati ove la strada intrapresa è stata simile.
Si diceva: con le privatizzazioni e con il mercato che entra nella gestione dei beni pubblici si avrà una riduzione del debito pubblico, una migliore gestione, tariffe più basse.
Il riscontro rispetto alle aspettative è del tutto negativo: il debito pubblico, nonostante l’introito delle dismissioni, continua a crescere, la gestione dei servizi non ha portato a grossi miglioramenti in riferimento al rapporto entrate/uscite dei titolari delle concessioni, le tariffe volano.
Il mondo che gestisce le reti e i beni pubblici e le sue connessioni con la politica mostra più di prima incrostazioni immorali o illegali.
Certo il tema della distribuzione dell’acqua è un tema complesso, per i costi e per l’essenzialità del bene in questione, ma questo, insieme agli altri servizi, possono essere regolati in modo da evitare le conventicole localistiche (che i privatizzatori temono) ed evitare la piena devoluzione alle grosse finanziarie internazionali di beni e reti essenziali.
Lunedì si saprà se una parte sufficiente di italiani ha inteso effettivamente qual è la posta in gioco con questi referendum.

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