
A Milano e a Napoli hanno vinto gli outsiders, quelli che non dovevano vincere perché non indicati a vincere o perché impostisi alle aree partitiche organizzate. Hanno vinto altresì i moderati che non trovavano (più) corrispondenza nel berlusconismo o leghismo che ad onta del tempo che passa mai hanno compiuto quelle riforme che hanno fin dal primo momento promesso. Quando persone come Piero Bassetti (a Milano) e Antonio d’Amato (a Napoli) in maniera aperta, pubblica, attaccano il candidato del centrodestra significa che evidentemente una buona parte del ceto produttivo non ne può più e confida anche nell’uomo nuovo, pur di cambiare pagina.
Le elezioni appena celebrate dimostrano che il cambio di sistema che ormai riguarda questo Paese, a partire dall’organizzazione della politica, è ormai avanzato e non basteranno i prossimi “comitati centrali” dei partiti che si terranno nei prossimi giorni a ristabilire collocazioni, gradi e gerarchie. Si può osare anche a dispetto degli apparati di partito (De Magistris si è scontrato anche con Di Pietro!) e dunque i riti d’interpretazione che in questi giorni tengono i leaders politici nazionali sono solo aria fritta. E non potrebbe che essere così, dato che il problema da molti avvertito, con molti rimpianti, di una mancanza di protagonismo delle forme tradizionali di organizzazione politica non dipende (solo) dalla qualità degli uomini, ma dalla vera assenza di piattaforme, di culture, capaci di dare identità politica certa e significativa in un mondo dove sulle grandi questioni c’è un’ampia e conforme convergenza.
Non dico che i sindaci di Milano e Napoli potranno solo regolare gli orari dei tram (sarebbe estremamente riduttivo) ma è chiaro che sulle questioni fondamentali di politica estera ed economica non potranno incidere più di tanto. Pisapia avrà da affrontare gli esiti dei contratti relativi all’Expo, dove le mandibole affamate degli immobiliaristi ormai avvezzi all’”urbanistica contrattata” aspettano il loro ritorno di utili. De Magistris avrà da contrattare con le caste che rendono il sistema rifiuti ingovernabile. Tutto però in un quadro di regole che rendono le amministrazioni pubbliche serventi rispetto agli interessi forti. Insomma qui oltre alla moschea non ci saranno grandi novità rispetto allo sfascio che c'è in giro.
Oggi il Governatore della Banca d’Italia ha tenuto le ultime “osservazioni finali” e non mi sembra che sia andato oltre le solite disamine della situazione economica corrente e oltre le solite ricette e tutti i partecipanti all’assemblea (di ogni colore politico) hanno battuto le mani.
Ecco dove si decidono le vere questioni e da lì bisognerebbe ripartire per dare una svolta a questo Paese, affrontando le grandi questioni con un’idea di società, che al momento i partiti non hanno ed è solo per questa ragione che si è avuta la mescola del voto in questo turno elettorale.
A questo punto ben vengano sindaci nuovi che potranno, come spero, risolvere le questioni di quartiere, in attesa di altre svolte più significative.
C’è solo la speranza che la si finisca di considerare i municipi cittadini come tante merchant bank ove si contrattano gli affari, almeno su questo aspettiamo novità.


