Diceva il Procuratore della Repubblica Gaetano Costa (ucciso dalla mafia) ai suoi sostituti:” Voi potete mettere sotto inchiesta anche il Papa, ma poi dovete avere le prove per farlo condannare”. Così ricorda il figlio, avvocato a Palermo.
Il caso Bertolaso, capo della Protezione civile è l’ultimo in ordine di tempo di quei casi ove le prime notizie propagate dall’informazione sembrano delineare un quadro già definito di colpevolezza, con il solito supporto (di questi tempi una costante) di comportamenti all’insegna del pecoreccio. Chissà, staremo a vedere.
Quello che è più importante è il contesto operativo di un settore dello stato che vede ampliare per legge i suoi confini e le ingenti risorse impiegate. Il tentativo stesso di dare luogo ad una società per azioni per convogliare l’intera attività della protezione civile dimostra l’insofferenza per le tipiche procedure dell’amministrazione pubblica e la volontà di operare senza limiti e controlli.
Scagli la prima pietra chi ha peccato per prima. Queste tendenze sono ormai codificate da un quindicennio almeno e sono state operate da tutti i governi e da tutte le componenti politiche. Siamo circondati da società, consorzi, agenzie, ove il pubblico si confonde con il privato e dove la malversazione costituisce un ingrediente sicuro o potenziale di questi organismi. Sono strumenti che consentono un più facile aggiramento di condizioni e limiti previsti per la pubblica amministrazione e dove però i principi propri delle attività d’impresa non sono mai applicati fino in fondo, poiché se va male paga sempre il pubblico e cioè l’intera platea dei contribuenti...altro che Mercato... si tratta della solita furbizia all’italiana.
Si ha la sensazione di approssimarsi ad un punto limite ove tutte le contraddizioni di questo sistema scoppieranno. La stessa aria che si respirava prima di tangentopoli, con la sola differenza che allora si pensava al paracadute dell’Europa e a partiti alternativi, oggi non si vedono rimedi all’orizzonte....si naviga a vista.
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