sabato 7 settembre 2013

Guerre che iniziano, guerre che finiscono



A SanPietroburgo Obama ha detto: “Non sono stato eletto per iniziare le guerre ma per finirle”. Quale o quali guerre? Quella in Siria, che evidentemente non poteva essere sostenuta da opposizioni vissute in regime totalitario con eserciti e polizie efficienti?
L’affermazione di Obama si presta anche ad un’altra lettura, ovvero che il presidente Usa sente il dovere di completare un ciclo di iniziative belliche già pianificate da tempo.
La traccia di quanto riferito può essere seguita sul web riferendosi a quanto riporta il Pnac (Project for new american century) un centro studi che ha elaborato tesi di politica estera e militare a partire dagli anni di Clinton fino alla presidenza di Bush jr. Con Bush jr, anzi, molti esponenti di Pnac sono entrati nelle stanze del governo, con ruoli chiave.
Dunque Obama segue il percorso tracciato da quegli uomini (Rumsfeld, Cheney, Wolfowitz….)? Un percorso, una lista di cose (guerre) da fare, stilata a partire dal 1997? Ci sono pochi precedenti nella storia di “road map” così estese nel tempo e nello spazio…e così coerentemente seguite da chi, pro tempore, governa. Complimenti.
Cosa diceva (e cosa dice) il Pnac?:"la leadership americana è un bene sia per l'America che per il resto del mondo….questa leadership richiede forza militare, energia diplomatica e affidamento a principi morali….troppo pochi leader politici oggi stanno preparando la leadership globale". Il documento del PNAC presenta “un progetto per conservare la preminenza globale degli Stati Uniti, impedendo il sorgere di ogni grande potenza rivale, e modellando l'ordine della sicurezza internazionale in modo da allinearlo ai principi e agli interessi americani…Questa grande strategia americana deve essere indirizzata il più lontano possibile verso il futuro”. Gli autori del Pnac invitano gli Stati Uniti a “combattere e vincere in maniera decisiva in teatri di guerra molteplici e contemporanei”.
Il rapporto descrive le forze armate statunitensi all'estero come la 'cavalleria lungo la nuova frontiera americana'.
Antiamericanismo? No, perché ci sono molti motivi per apprezzare quel Paese, senza dover soccombere all’informazione ufficiale, da agenzia stampa copia-incolla e giornalisti a contratto. La chiarezza delle fonti originali è piena, così come i documenti di Pnac ci dicono (dal 1997) che il percorso bellico da seguire riguarda Afganistan, Iraq, Libia, Sudan, Iran, Siria. La Siria, appunto.
Perché questa escalation bellica? Le ragioni sono molte, ma proprio per non peccare conviene ricordare le parole del generale Eisenhower pronunciate nel messaggio di fine mandato presidenziale (gennaio 1961):” Questa congiunzione tra un immenso corpo di istituzioni militari ed un'enorme industria di armamenti è nuovo nell'esperienza americana….Nei concili di governo, dobbiamo guardarci le spalle contro l'acquisizione di influenze che non danno garanzie, sia palesi che occulte, esercitate dal complesso militare-industriale. Il potenziale per l'ascesa disastrosa di poteri che scavalcano la loro sede e le loro prerogative esiste ora e persisterà in futuro. Non dobbiamo mai permettere che il peso di questa combinazione di poteri metta in pericolo le nostre libertà o processi democratici.”.
Ipse dixit.

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