A SanPietroburgo Obama ha detto:
“Non sono stato eletto per iniziare le guerre ma per finirle”. Quale o quali
guerre? Quella in Siria, che evidentemente non poteva essere sostenuta da
opposizioni vissute in regime totalitario con eserciti e polizie efficienti?
L’affermazione di Obama si presta
anche ad un’altra lettura, ovvero che il presidente Usa sente il dovere di
completare un ciclo di iniziative belliche già pianificate da tempo.
La traccia di quanto riferito può
essere seguita sul web riferendosi a quanto riporta il Pnac (Project for new
american century) un centro studi che ha elaborato tesi di politica estera e
militare a partire dagli anni di Clinton fino alla presidenza di Bush jr. Con
Bush jr, anzi, molti esponenti di Pnac sono entrati nelle stanze del governo,
con ruoli chiave.
Dunque Obama segue il percorso
tracciato da quegli uomini (Rumsfeld, Cheney, Wolfowitz….)? Un percorso, una
lista di cose (guerre) da fare, stilata a partire dal 1997? Ci sono pochi
precedenti nella storia di “road map” così estese nel tempo e nello spazio…e
così coerentemente seguite da chi, pro tempore, governa. Complimenti.
Cosa diceva (e cosa dice) il Pnac?:"la
leadership americana è un bene sia per l'America che per il resto del mondo….questa
leadership richiede forza militare, energia diplomatica e affidamento a
principi morali….troppo pochi leader politici oggi stanno preparando la
leadership globale". Il documento del PNAC presenta “un
progetto per conservare la preminenza globale degli Stati Uniti, impedendo il
sorgere di ogni grande potenza rivale, e modellando l'ordine della sicurezza
internazionale in modo da allinearlo ai principi e agli interessi americani…Questa
grande strategia americana deve essere indirizzata il più lontano possibile
verso il futuro”. Gli autori del Pnac invitano gli Stati Uniti a “combattere e
vincere in maniera decisiva in teatri di guerra molteplici e contemporanei”.
Il rapporto descrive le forze armate statunitensi all'estero come la 'cavalleria lungo la nuova frontiera americana'.
Il rapporto descrive le forze armate statunitensi all'estero come la 'cavalleria lungo la nuova frontiera americana'.
Antiamericanismo? No, perché ci
sono molti motivi per apprezzare quel Paese, senza dover soccombere all’informazione
ufficiale, da agenzia stampa copia-incolla e giornalisti a contratto. La chiarezza delle fonti originali
è piena, così come i documenti di Pnac ci dicono (dal 1997) che il percorso bellico
da seguire riguarda Afganistan, Iraq, Libia, Sudan, Iran, Siria. La Siria,
appunto.
Perché questa escalation bellica?
Le ragioni sono molte, ma proprio per non peccare conviene ricordare le parole
del generale Eisenhower pronunciate nel messaggio di fine mandato presidenziale
(gennaio 1961):” Questa congiunzione tra un immenso corpo di istituzioni
militari ed un'enorme industria di armamenti è nuovo nell'esperienza americana….Nei
concili di governo, dobbiamo guardarci le spalle contro l'acquisizione di
influenze che non danno garanzie, sia palesi che occulte, esercitate dal complesso
militare-industriale. Il potenziale per l'ascesa disastrosa di poteri che
scavalcano la loro sede e le loro prerogative esiste ora e persisterà in
futuro. Non dobbiamo mai permettere che il peso di questa combinazione di
poteri metta in pericolo le nostre libertà o processi democratici.”.
Ipse dixit.
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