domenica 28 luglio 2013

Tutto a posto, tutto in regola



I giornali oggi pubblicano i dati reddituali e patrimoniali dei ministri. Molti pubblicano il modello di dichiarazione dei redditi per l’anno 2012 e indicano immobili, auto e valori.
Il ministro Saccomanni invece di pubblicare il suo modello di dichiarazione, produce una stringatissima scheda dalla quale risulta essere comproprietario di tre appartamenti, due box ed un altro appartamento condominiale. Fin qui il patrimonio, per quanto riguarda i dati del reddito il ministro ci notizia che dal 28 aprile scorso al 19 luglio dichiara come compensi connessi alla carica di ministro 195.255 euro lordi su base annua. Dopo quella data, in seguito all'entrata in vigore del D.L. 54/2013 la cifra di 130.707.
Praticamente pur di pubblicare qualcosa ci dice quanto guadagnerà quest’anno per la funzione di governo che ricopre, nulla invece per quanto riguarda altri redditi e soprattutto tralasciando di trasmettere dati riferiti al 2012 come richiesto dalla normativa. Il ministro dell’economia e, soprattutto, delle finanze, ovvero uno che sta a capo di tutto il sistema tributario, evade dall’obbligo di pubblicità dei propri redditi per l’anno 2012. Esempio ragguardevole, pari al reddito di direttore generale di Banca Italia, carica rivestita al momento dell’entrata nel Governo. Saccomanni, probabilmente, non ci ha voluto spaventare e dunque non ha indicato la pesante cifra che lo interessa, oppure, altra spiegazione, questi alti redditi che distribuisce Banca Italia sono soggetti al segreto. Chissà? In ogni caso tutto è legale, come ovvio.
I responsabili della pizzeria “Bellanapoli” , in provincia di Genova, hanno ricevuto in questi giorni dalla Polizia Municipale, un verbale di 5.000 (cinquemila) euro per “violazione di norme relative alla somministrazione di alimenti e bevande”. In pratica, per aver servito due pizze ad altrettanti avventori del locale, avendo solo una licenza da asporto. Cosa illegale, ovvio. La struttura che offre pizzette al taglio e da asporto non è autorizzata a effettuare servizio ai tavolini e quindi tra minimo e massimo delle sanzioni previste, moltiplicato per due pizze (margherita) il conto fa 5.000 euro.
Così è, se vi pare. Da noi c’è chi le regole le fa e stabilisce anche eccezioni per sé, c’è tanta altra gente che subisce e mantiene un sistema che ormai utilizza anche sanzioni sproporzionate, irragionevoli, tangentizie.
Il tutto conformemente alla legge.

lunedì 22 luglio 2013

Un Paese provvisorio



Non perché lo dice Casaleggio, il “guru” amico di Grillo, ma è la recalcitrante incapacità della classe dirigente a mettere benzina sul fuoco delle rivolte prossime a verificarsi. Il profeta a cinque stelle teme per l’autunno. Forse, magari più oltre, perché la capacità, al contrario di chi vive male questi tempi è davvero stupefacente, colpa e merito probabilmente dei rivoli della spesa sociale che, attraverso pensioni di invalidità e sociali, la cassa integrazione, qualche soldo attraverso la formazione professionale, ancora giunge nelle tasche degli emarginati o passa dai padri ai figli. La capacità di milioni di italiani di vivere “provvisoriamente” è stupefacente, a Napoli la chiamavano “economia del vicolo”: ci si arrangia con le mance e con qualche traffico più o meno illecito.
Bene illustra la situazione Ilvo Diamanti:”Così viviamo tempi provvisori. Di passaggio. Verso non si sa dove né cosa. Sicuramente, senza più futuro. Perché il futuro è stato abolito, dal nostro linguaggio e dalla nostra visione. Finite le ideologie, che sono narrazioni di lunga durata. Oggi tutto è marketing. Storie e slogan. Da rinnovare di continuo. Il futuro: se ne sta fuggendo insieme ai giovani. Anche su questa "provvisorietà" si fonda il potere di Letta. Il punto di equilibrio di una maggioranza in equilibrio instabile. Che deve mantenere l'equilibrio, un giorno dopo l'altro. Per non precipitare. Insieme al governo di questo "Paese provvisorio" (titolo di un saggio profetico di Edmondo Berselli).”.
Renzi, con Grillo (i fighetti inorridiscono a questi accostamenti) ha proposto di sottrarre qualcosa ai pensionati d’oro, quelli che nulla o poco hanno perso da quando è iniziata questa interminabile crisi. Sono quei pensionati (pubblici) che godono di cospicue pensioni determinate con criterio retributivo e non contributivo (che è oggi la regola per tutti). Sono quelli che ricevono pensioni pari all’ultimo stipendio ricevuto, a prescindere da quanto effettivamente hanno versato. Sono parecchi, hanno governato il Paese, si sono fatti con il loro potere di decisione e di persuasione leggi di tutto vantaggio. Non sono e non sono stati ininfluenti nel determinare le ragioni della crisi, anzi. Gli alti stipendi in Italia hanno valore corruttivo: ecco un bel tema da approfondire e sul quale si dovrebbero cimentare Travaglio, Saviano, Cantone ed altri; chissà se ne avranno coraggio mai. Lo scandalo della sanità, per dire di uno dei comparti ove la spesa pubblica raggiunge i vertici dell’inefficienza, dei costi irragionevoli e del favoritismo per i “privati”, come può spiegarsi se non con il silenzio e l’inazione di funzionari e dirigenti pubblici comprati a peso d’oro con mega stipendi e mega pensioni? Ai nostri scienziati del male non viene mai il dubbio che la corruzione è favorita dall’opulenza dei pascià e dei mandarini di Stato?
Perché queste proposte di riduzione della spesa pubblica non hanno successo?
Perché il blocco politico sociale che governa il Paese non può accettare che i sacrifici partano dall’alto, è insito nella cultura di governo di questo Paese(cultura che, in fretta, negli ultimi anni, ha messo da parte valori, ideologie e chiese). Si è fatto largo il principio che i sacrifici li debbano fare gli anonimi, i paria, quelli che sono lontani dalle leve del potere.
I detentori del potere in Italia mostrano di essere sovrani perché si pongono in posizione di eccezione; essendo potere decidente scelgono di governare in deroga ai principi che valgono per tutti: basti pensare alle lezioncine sulle regole del “mercato” che dovrebbero valere per tutti gli altri.
Sulla proposta di Renzi si teme un ulteriore responso negativo della Corte costituzionale, che già ha mostrato di non gradire riduzioni di spesa per i potenti, il tutto ragionando sul filo della ragionevolezza, della legalità e così via. Il tutto mentre l’economia arranca, la gente si impicca, e si avvicina il tempo in cui le tasse crescenti poste a salvaguardia dei privilegiati, ridurranno il gettito tributario.
Capita anche questo in Italia. Mentre la Corte costituzionale tedesca stabilisce la prevalenza della Costituzione germanica sui trattati europei, da noi la Corte difende i portafogli più ricchi: davvero coraggiosa. Coraggio espresso  nei giorni in cui si registra che il rapporto debito/Pil ha raggiunto quota 130,3%.
Il problema è che, la storia lo insegna, se le istituzioni non hanno la capacità di guardare con occhi nuovi le situazioni nuove, il disagio crescente percorrerà altre strade. Sarà la democrazia sostanziale a farsi largo tra i moniti, le furberie e gli azzeccagarbugli. Come è sempre successo.

sabato 6 luglio 2013

"Spazzatour" nella Campania infelix



Il fenomeno dei fuochi di materiali contaminanti, degli sversamenti di rifiuti pericolosi e l’inquinamento ambientale generale che ne deriva dà luogo a segnali di forte preoccupazione nella Campania interna, quella un tempo nota come Campania Felix per il clima, la vegetazione e soprattutto le coltivazioni varie ed abbondanti.
Che ci sia una particolarità in negativo di questa area territoriale è controverso per alcuni, anche se i dati raccolti da diversi osservatori sono invece significativi nel confermare la criticità della situazione.
La mancata, tardiva o parziale attuazione del progetto di disinquinamento del golfo di Napoli, varato in occasione del colera del 1973 (!) non ha dato evidentemente i frutti sperati, se i rilevi scientifici di oggi mostrano tracce evidenti di metalli pesanti e di altri veleni nelle colture. 
Così, un tardivo, combattuto, approntamento di un piano efficace di smaltimento dei rifiuti fa si che vaste aree sono occupate dalle note “eco balle” quali monumenti della ricchezza  moderna e nel contempo non ci ha permesso di approntare via via quei mezzi, pur necessari, per trasformare i residui dei consumi e delle lavorazioni. Nel frattempo, altrove, il problema veniva risolto con quello che la tecnologia man mano offriva, impiegando strumenti sempre più innovativi. Perché così si fa. Piuttosto che attendere il meglio (che forse non esiste) altri hanno utilizzato già diverse innovative tecnologie, rinnovandole in tempo e con costi contenuti. Da noi si discute ancora  di fare quello che per altri è già preistoria tecnologica.
Chi invoca la tutela del territorio non può limitarsi a declamare il pericolo senza tener conto dell’uso che del territorio è stato fatto negli anni, nei decenni, quando si è pensato che il progresso era nell’abbandono delle campagne, delle attività agricole, in favore del cemento, che non è solo l’immobiliare residenziale, ma le aree industriali, artigianali, senza limiti e senza veri sbocchi di mercato. Ed ancora: le aree commerciali, i supermercati che hanno prodotto il deserto sociale ed economico nei comuni. In un tale contesto non poteva mancare l’occasione per i più furbi e più criminali di associarsi all’impresa e dunque affossare sotto le strade, le rotatorie (vanno di moda) e dei piazzali per parcheggi materiali inquinanti e pericolosi. Il progresso produce le sue scorie, in tutti sensi.
Lo “Spazzatour” dei parlamentari 5 stelle ha evidenziato sul piano politico il problema ambientale presente in Campania e pare si sia concluso con il proposito di legiferare nel senso della estensione dell’applicabilità dei reati di mafia anche nelle ipotesi di reati ambientali.
Il problema, come si dice, è complesso e si potrebbe invece suggerire uno strumento legislativo altrettanto efficace e collaudato ovvero applicare, con gli opportuni adattamenti, quanto previsto dalla normativa a tutela delle aree boschive (legge21 novembre 2000, n. 353).
Occorre evitare che le aree oggi individuate come siti a rischio o non più adatte a coltivazioni, costituiscano occasione per ridefinizioni urbanistiche, prevedendo usi e destinazioni diverse. Sarebbe un rimedio peggiore del male e forse obiettivo concreto di azioni di inquinamento.
Occorre chiarire che i suoli collegati a operazioni di inquinamento non potranno essere usati per lungo tempo da qualsiasi forma di trasformazione edilizia, nemmeno pubblica o di utilità pubblica, potendo essere utilizzati per coltivazioni boschive o florovivaistiche.  
Un’iniziativa in tal senso potrebbe essere assunta anche dalla Regione, attesa la competenza in materia e l’urgenza avvertita da tutti di dare risposte e strumenti per affrontare il disastro evidente.