Costituzione della Repubblica:«Enti e privati hanno
il diritto di istituire ospedali e ambulatori, senza oneri per lo Stato».
L’articolo sopra indicato è un falso, ma pone la
questione del finanziamento pubblico alle scuole nella sua vera luce, quella di una
posizione che risente del tempo che passa. Una posizione, per chi si oppone al
finanziamento, che non tiene conto della tanta acqua che è passata sotto i
ponti dal ’48 ad oggi, quando il confine tra pubblico e privato è stato, più e
più volte, spostato in un senso e nell’altro.
Se non ci fosse una partecipazione pubblica alla
sanità “privata” il sistema sanitario italiano, nel suo complesso, crollerebbe.
Un bene o un male?Nel frattempo di sicuro crollerebbe. Così come crollerebbe il
sistema della scuola, soprattutto materna e primaria, soprattutto nel centro
nord, che più tiene conto di problemi familiari, di orari, di necessità didattiche
degli studenti.
I più raffinati interpreti della norma ragionano
sul verbo "istituire"che, dicono,significa fondare, iniziare
un’attività, ed “in questo senso è logico che allo Stato non possano essere
chiesti contributi prima che si sappia e si possa controllare se la futura
istituzione avrà titoli per chiedere la "parità". Ma non significa
"gestire", che è cosa ben diversa. La gestione di un’istituzione
scolastica non è solo un fatto "privato", ma se obbedisce alle regole
costituzionalmente sancite per ottenere la "parità" entra a far parte
di un sistema educativo "pubblico", nel senso che soddisfa
un’esigenza di carattere generale, e lo fa prendendosi a carico spese che lo Stato
dovrebbe comunque sostenere”.
Emerge comunque ancora una volta la totale
distrazione dei più accaniti avversari di qualunque forma di finanziamento alle
scuole private, i quali non tengono conto, invece, delle cospicue risorse che lo
Stato assegna alle tante Università (private) ove i costi d’iscrizione per gli
studenti raggiungono ragguardevoli livelli.
Risulta
che la Bocconi, come la Cattolica di Milano e poche altre università, si
portarono a casa un finanziamento pubblico nel 1991 di 87 miliardi di vecchie
lire e che nel 2010 ammontava a 89,1 milioni di euro. Ad assegnare quei fondi
pubblici fu la legge 29 luglio 1991, n. 243 sull’ordinamento e finanziamento
delle Università statali legalmente riconosciute.
Di
tutto questo, per la Bocconi ed altre università, non si parla. Siamo qui nel
Regno dei poteri forti, evidentemente, e dunque acqua in bocca: meglio
prendersela con i piccoli (delle materne), piuttosto che con i grandi. Gli eroi
delle proteste ideologiche non rischiano più di tanto.
Come
per la sanità “privata” così come per l’università”privata” non azzardano
proteste. Si sa, l’età avanza e i figli crescono, non si sa mai!
P.s.:
chi scrive ha frequentato, dall’asilo all’università, solo scuole pubbliche.

