sabato 31 dicembre 2011

La storia si ripete



L’anno che passa si era aperto con la sensazione di vivere come nei primi mesi del 1943, quando il Re cercava di scalzare il cavaliere in camicia nera, così il Presidente della Repubblica cercava il modo di scansare il cavaliere odierno, quello vestito alla Tony Manera. Corsi e ricorsi storici che dimostrano quanto sia forte il ruolo di Presidente della Repubblica, non a caso disegnato dai Costituenti avendo a riferimento i poteri del monarca. Altro che “funzioni notarili” come abbiamo ascoltato per anni da tanti riferendosi al capo dello Stato.
Così come nel’43 è giunto il Governo tecnico, già preparato da un po di tempo (il prof. Vaciago ha parlato di “4 mesi”) giustificato dalla situazione di emergenza, allora si trattava di guerra, ora di disastro economico. Si aggiunge oggi il crollo della classe politica, in termini di legittimazione, essendo stata relegata per le sole funzioni di ratifica di ciò che decide il Governo.
Sarà pure antipatico fare riferimenti storici, ma vengono facili in situazioni che hanno molte similitudini. Similitudini che per la verità si ripetono nella storia unitaria nazionale, proprio nell’anno in cui si ricorda il centocinquantenario. Appare sempre più evidente che in questo lungo lasso di tempo, decisioni forti, scelte politiche significative sono state caratterizzate e determinate da minoranze che poco o niente hanno a che fare con le masse (come si diceva un tempo) essendo molto più bravi questi ambienti elitari a risolvere contingenze storiche e politiche con conciliabili tra stretti intimi e qualche telefonata ai numeri giusti.
Resta il fatto che mai, se non in poche parentesi le forze politiche hanno mostrato capacità di decisione in momenti eccezionali, spesso si sono limitate a fornire truppe e intendenze.
Nel momento in cui si acuisce la crisi finanziaria emerge in maniera più evidente l’incapacità e l’inettitudine a cogliere le vere ragioni della crisi e si staglia in maniera sempre più chiara la capacità di sopravvivenza del ceto dirigente,non solo politico.
I nostri attuali governanti (sottosegretario Polillo) confessano candidamente che avrebbero voluto impostare l’ultima “manovra” economica sui tagli alla spesa pubblica, ma hanno dovuto rinunciare perché le Caste erano in rivolta e così hanno ripiegato sugli aumenti delle tasse! Comprensibile: anche i tecnici sono Casta.
Come nel film “Tutti a casa”, con Alberto Sordi: ognuno per se e Dio per tutti.
Aveva ragione il presidente Ciampi: l’8 settembre lo Stato non morì.
Anche oggi le Caste non muoiono, muore la gente comune.
Ricorsi storici.

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