sabato 22 ottobre 2011

'O Core 'e Napule



“D’altra parte quando diventi sindaco devi amministrare: e quando amministri, una cosa sono le chiacchiere, un’altra le difficoltà di trovare soluzioni».
Così Emanuele Macaluso, siciliano, direttore del quotidiano “Il Riformista”, già autorevole dirigente del Pci. In un’intervista di oggi discute di De Magistris a Napoli e lo raffronta a Leoluca Orlando sindaco della “Primavera di Palermo” in anni passati.
A proposito del Sindaco di Napoli esprime in conclusione cose condivisibili:«Non faccio l’indovino. Ma non c’è bisogno della sfera di cristallo per capire che a Napoli le cose andranno più o meno come andarono a Palermo. Questi movimenti dal basso interpretano una collera, uno stato d’animo, esigenze giuste ma volatili e prive di basi culturali solide, di un substrato organizzato e socialmente consolidato.”
Sembra proprio che le cose vadano in quella direzione. De Magistris non è collocabile in un alveo culturale sicuro, il che è una pecca ma costituisce una costante per tanti magistrati che di recente hanno intrapreso le strade della politica. Stessa caratteristica, che riguarda anche altri giovani leoni che in questi tempi calcano la scena politica, insieme ad altre: troppo ricorso alle emozioni, contestazioni di regole e gerarchie del proprio partito, immaginifiche rivoluzioni sui versanti(manco a farlo a posta) delle nuove tecnologie, ma scarsa voglia di contestare i fondamentali che governano economia e società in questo Paese. Quasi mai i nostri nuovi leader mettono il naso oltre i confini nazionali; la crisi che attanaglia il mondo occidentale è una cosa che poco li riguarda, presi come sono dalle polemiche quotidiane con questo o quell’altro esponente della “gerontocrazia” del partito.
De Magistris a Napoli ha fatto come i giocatori di rugby, a testa bassa ha sfondato tutto senza stringere alleanze con partiti politici ma privilegiando l’aura positiva dell’opinione cittadina, in un momento in cui tutto navigava in favore di un esito “straordinario” nell’ultima consultazione elettorale.Entrambi i grossi partiti erano in crisi, per ragioni di ordine nazionale o locale: il Pdl oramai legata ai destini calanti del cavaliere e il Pd in fase regressiva dopo gli ultimi anni di Bassolino.
Il sindaco di Napoli ha così potuto dire tanti no vincendo egualmente, con largo margine, essendo sostenuto solo dal partito di Di Pietro (ma de Magistris polemizza, un giorno si e l’altro pure, anche con quest’ultimo). Rimane che il primo cittadino della “capitale” del Mezzogiorno, con tutto quello che significa questa etichetta in termini di oneri e di oneri, privilegia il contatto diretto con le esperienze politiche e sociali di “base” tanto di moda negli anni della contestazione e dopo i rivolgimenti del ’68.
Questa è la cifra della nuova amministrazione partenopea: un luogo ove si disprezza il contatto con ciò che si è costruito negli anni o con tutti gli attori che hanno influenza oltre i confini comunali, per dare filo ad ambienti non istituzionali, ove l’immaginazione e l’emarginazione si tengono la mano così come avviene da secoli in certi anfratti della città del Vesuvio. Posillipo e la Sanità a braccetto e il sindaco nel cuore dei napoletani.
Sarà questa la formula vincente per dare slancio ad una città assediata da vecchi e nuovi problemi? Chissà. Prima o poi i conti si faranno, imperniati soprattutto sul confronto con le grandi città europee ove, al di la delle formule politiche, contano i risultati delle amministrazioni.
Ma c’è un confronto che potrebbe risultare ancora più significativo ed è quello della Napoli di oggi con la Napoli del passato. Una grande città ha bisogno di un adeguato quoziente di trasformazione, soprattutto nel settore dell’urbanistica e delle infrastrutture. Questo dato ce lo insegna la storia recente della stessa città. Una buona amministrazione deve condurre a termine quello che precedentemente è stato programmato, deve avviare nuove opere e programmare altro per chi verrà dopo.
De Magistris avrà la capacità (almeno) di avviare opere come la Tangenziale(anni ’70)?il centro Direzionale(anni ’80)?il sottopasso ferroviario(roba degli anni ’20) ?la metropolitana(degli anni di Bassolino)? Sarà capace di permettere ai turisti (quelli che ancora vengono a Napoli) di passare dal porto alla piazza Municipio evitando di essere messi sotto dalle auto? Oppure, sarà capace di porre termine (con qualcosa di utile) alla telenovela ventennale di Napoli Est?
Non basta gridare contro tutti e schermarsi dietro alle assemblee popolari(perché questo è in cantiere oggi) per non far nulla.
Come dice Macaluso “D’altra parte quando diventi sindaco devi amministrare: e quando amministri, una cosa sono le chiacchiere, un’altra le difficoltà di trovare soluzioni».

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