
Come era prevedibile le decisioni del Governo per ridurre il debito pubblico non soddisfano i famosi mercati. Ovviamente per mercati si intende la speculazione internazionale che padroneggia l’economia dell’area occidentale.
Ci sono già preannunci di un’ulteriore crisi nel corso del mese di agosto, quando risulta più facile provocare sbalzi dei valori finanziari con risorse contenute ed è probabile che qualcosa accadrà per l’Italia.
A quel punto si dovranno assumere ulteriori decisioni per soddisfare i mercati, ovvero la speculazione finanziaria.
Due le conseguenze. Probabilmente sarà l’occasione di cambiare il quadro politico, con qualche novità di rilievo rispetto all’assetto attuale.
Giocando un po’ con la Storia, non mi pare che siamo in prossimità dell’8 settembre, siamo piuttosto prossimi al 25 luglio, ovvero ad un momento di stacco significativo, ma non ancora innovativo della scena politica.
Le difficoltà di Tremonti emerse negli ultimi giorni possono indurre a pensare a questo scenario, un cambio del ministro dell’economia, piuttosto che dell’intero Governo con le dimissioni di Berlusconi. Molti attori della scena economica sono in movimento in questi giorni...
Insomma cambi che possano far credere che la maggioranza uscita dalle elezioni sia comunque ancora in piedi e dunque le regole sono rispettate. Un po’ tutti hanno giocato e legiferato in considerazione di questa zoppicante (incostituzionale) idea di governi e di presidenti del consiglio eletti direttamente.
Il cambio del solo ministro dell’economia permetterebbe di dare quello che i mercati vogliono: beni materiali, produttivi di reddito.
La finanza, dopo aver giocato sui titoli, oggi vuole beni veri, non carte, perché la situazione è preoccupante per tutti e solo gli sciocchi (i mercati finanziari sono animati anche da milioni di piccoli risparmiatori) possono pensare di continuare a giocare in borsa o sui titoli di stato.
Si riprenderà allora il corso delle privatizzazioni che si era interrotto da qualche anno dopo le sfavillanti operazioni degli anni’90.
In fondo questo Paese ha ancora tante cose importanti nel cassetto e molti sono in fila per acquisirle.
Insomma invece di dare una sterzata al sistema economico e bancario, invece di ricreare le condizioni per dare la possibilità di produrre al settore manifatturiero, pesantemente mortificato, ma unico capace di creare ricchezza, insieme al turismo e a poco altro, faremo cassa vendendo gli ultimi pezzi di argenteria che ci sono rimasti.
Vedremo chi plauderà a questo tipo di operazioni, politiche ed economiche.
In fondo queste sono le situazioni che dovrebbero permettere il formarsi di una coscienza politica o di orientare il voto.
Per quanto in Italia, ormai, tutto è confuso e i liquami stanno salendo paurosamente senza distinzioni di colore, qualche punto fermo conviene tenerlo a mente, altrimenti si riduce tutto a tifoserie scatenate.
Roba da italiani, eterni pallonari.




