sabato 30 luglio 2011

Squali in vista!



Come era prevedibile le decisioni del Governo per ridurre il debito pubblico non soddisfano i famosi mercati. Ovviamente per mercati si intende la speculazione internazionale che padroneggia l’economia dell’area occidentale.
Ci sono già preannunci di un’ulteriore crisi nel corso del mese di agosto, quando risulta più facile provocare sbalzi dei valori finanziari con risorse contenute ed è probabile che qualcosa accadrà per l’Italia.
A quel punto si dovranno assumere ulteriori decisioni per soddisfare i mercati, ovvero la speculazione finanziaria.
Due le conseguenze. Probabilmente sarà l’occasione di cambiare il quadro politico, con qualche novità di rilievo rispetto all’assetto attuale.
Giocando un po’ con la Storia, non mi pare che siamo in prossimità dell’8 settembre, siamo piuttosto prossimi al 25 luglio, ovvero ad un momento di stacco significativo, ma non ancora innovativo della scena politica.
Le difficoltà di Tremonti emerse negli ultimi giorni possono indurre a pensare a questo scenario, un cambio del ministro dell’economia, piuttosto che dell’intero Governo con le dimissioni di Berlusconi. Molti attori della scena economica sono in movimento in questi giorni...
Insomma cambi che possano far credere che la maggioranza uscita dalle elezioni sia comunque ancora in piedi e dunque le regole sono rispettate. Un po’ tutti hanno giocato e legiferato in considerazione di questa zoppicante (incostituzionale) idea di governi e di presidenti del consiglio eletti direttamente.
Il cambio del solo ministro dell’economia permetterebbe di dare quello che i mercati vogliono: beni materiali, produttivi di reddito.
La finanza, dopo aver giocato sui titoli, oggi vuole beni veri, non carte, perché la situazione è preoccupante per tutti e solo gli sciocchi (i mercati finanziari sono animati anche da milioni di piccoli risparmiatori) possono pensare di continuare a giocare in borsa o sui titoli di stato.
Si riprenderà allora il corso delle privatizzazioni che si era interrotto da qualche anno dopo le sfavillanti operazioni degli anni’90.
In fondo questo Paese ha ancora tante cose importanti nel cassetto e molti sono in fila per acquisirle.
Insomma invece di dare una sterzata al sistema economico e bancario, invece di ricreare le condizioni per dare la possibilità di produrre al settore manifatturiero, pesantemente mortificato, ma unico capace di creare ricchezza, insieme al turismo e a poco altro, faremo cassa vendendo gli ultimi pezzi di argenteria che ci sono rimasti.
Vedremo chi plauderà a questo tipo di operazioni, politiche ed economiche.
In fondo queste sono le situazioni che dovrebbero permettere il formarsi di una coscienza politica o di orientare il voto.
Per quanto in Italia, ormai, tutto è confuso e i liquami stanno salendo paurosamente senza distinzioni di colore, qualche punto fermo conviene tenerlo a mente, altrimenti si riduce tutto a tifoserie scatenate.
Roba da italiani, eterni pallonari.

martedì 26 luglio 2011

Michele, il Caos e le figurine Panini



Contrariamente a quello che pensa Michele Serra, su La Repubblica, capire ciò che è successo e perché è successo non è facile. Ciò che non regge sicuramente è l’arrabbiato contrappunto del Serra per il fatto che non si dichiari semplicemente che l’autore della strage in Norvegia è di destra e le vittime sono di sinistra. Purtroppo per Michele negli ultimi tempi le cose si sono rese più difficili e non sempre la realtà è inquadrabile in quello schema da figurine Panini che tanta serenità produce a giornalisti politicamente corretti (correttissimi, come lui).
Per Michele forse sarebbe stato più facile scrivere il pezzo se la rivendicazione degli attentati a nome del”Islam” avesse retto, ma è stata smentita nel giro di pochissime ore. Già qui io mi farei mille domande, Michele no, gli va bene anche questa.
Michele pretende di risolvere la definizione della strage partendo dal fatto che l’autore è un “primatista bianco” e dunque le vittime sono di sinistra. Eppure se si leggono le farneticanti 1500 pagine del suo romanzone pubblicato sul WEB si ha la possibilità di collegare lo stragista ad altre culture e ad altri movimenti politici, con contraddizioni difficili da capire. Per esempio, frasi di chiara esaltazione del nazismo e di rammarico perché il nazismo non si è posto contro gli islamici!
Chi vuole può prendere conoscenza del vasto romanzone del norvegese integralmente (ci vuole stomaco) o attraverso i numerosi sunti che sono pubblicati. Le pietre del mosaico, come pretende Michele, non sono facilmente componibili se si aggiunge che nell’isola di Utoya si dibatteva della volontà del governo norvegese di riconoscere l’autonomia dello Stato palestinese e della uscita dai teatri di guerra in Medio oriente.
Il discorso diventa veramente complesso se si approfondisce la questione alla luce del “cristianismo” che pretende di accelerare la “Fine dei tempi” con le guerre senza confini e che tanta presa ha negli Usa o delle posizioni decisive che hanno intellettuali e uomini degli apparati comunemente conosciuti come “neocon”. Ambedue ambienti e movimenti che riflettono l’idea della “Città posta sulla collina” di tradizione vetero testamentaria. Un solo esempio di come è difficile capire la realtà (vale anche per Michele!) è dato dalle considerazioni espresse da David Horowitz (noto neocon) proprio in riferimento a quanto sopra scritto:«Appoggiando la richiesta di Abu Mazen di riconoscere la Palestina come Stato, il governo norvegese si è comportato come Quisling, il capo di governo filo-hitleriano che negli anni ‘30 portò la Norvegia a fianco del Terzo Reich.”
Ed allora cosa è destra e cosa è sinistra? Il governo norvegese laburista è di destra o di sinistra? e i giovani laburisti? Ed Horowitz dove lo mettiamo?
Insomma il Michele deve approfondire di più e non può pensare di trattare cose complesse con la sua semplice saccenza. Il mondo non è come la piana di Troia, di qua gli amici, di la i nemici..è tutto molto più complicato.
Siamo ad un punto della storia in cui il linguaggio e le coordinate soliti non bastano più per capire e, forse, chi realizza stragi, come quelle in Norvegia, contribuisce a confondere la realtà determinando un solo grosso risultato: il caos ove tutto è modificabile e manipolabile.

venerdì 22 luglio 2011

Non papponi, ma culi di pietra.



Non è solo la presa d’atto che una intera classe dirigente (di ogni settore) vive alla grande sulla pelle di milioni che sopravvivono, ma a colpire è la constatazione che soprattutto in Italia vi è una pletora di gente, di leader politici, che ormai sta vivendo la sua seconda stagione politica (per alcuni la terza) e si prepara a vivere la terza (o quarta).
Non papponi che vivono senza pudore, a sbafo, con indennità e stipendi che sono il prezzo della corruzione legale, ma ominicchi senza visione politica, che vivono alla giornata secondo i desiderata delle potenze finanziarie. Si capisce ormai che non sono assolutamente determinanti per il corso degli eventi, che viene deciso altrove.
E così mentre ascoltiamo moniti, suggerimenti, imbeccate, risentimenti, da chi ha vissuto alla grande la stagione del fascismo, quella del comunismo e, da un decennio e più, quella del capitalismo senza freni, ora ci toccherà osservarli, ascoltarli ed ossequiarli per quello che inevitabilmente seguirà a questa crisi, ormai senza confini, e che costringerà tanti a cambiare abitudini e modi di vivere.
Gente ormai senza niente da offrire ai cittadini, ai popoli, capaci solo di conservare con mille argomentazioni e tirate di spalle quello che ha afferrato all’insegna di una pretesa superiorità dovuta all’essere “amministratori della cosa pubblica”.
Una classe dirigente, non solo in Italia, che viene proposta e sponsorizzata da ambienti finanziari che reclamano e impongono leggi adatte all’accrescimento dei profitti, a questo si è ridotto l’impegno pubblico, senza progetto e senza capacità di guida.
Debiti che vengono coperti da altri debiti, senza che si abbia la capacità di assumere la guida della situazione e fare, non cose straordinarie, ma quello che in altri momenti di crisi hanno fatto tanti e diversi esponenti politici, in altri momenti di crisi economiche.
Dall’America di Roosevelt ai governi europei, negli anni trenta e anche negli anni a seguire, la classe politica di allora pose le basi per ripianare il disastro del’29 con una rigida regolamentazione delle attività bancarie, la nazionalizzazione di alcune grosse banche in difficoltà dovuta alle speculazioni alle quali si erano date negli anni precedenti, il sostegno alle banche rurali e di risparmio, capaci queste di dare credito a imprenditori veri. Piani economici diretti ad impegnare milioni di persone, con obiettivi mirati al benessere diffuso dei cittadini.
Tutto questo oggi non sta avvenendo, si vive alla giornata, deliberando la copertura di debiti con altri debiti. E d’altronde, cos’altro si potrebbe fare di diverso oggi in questo Paese dove lor signori (e sono tanti) stanno comodamente seduti dietro le scrivanie in attesa che qualcuno ancora dia il sangue per mantenere la Casta?
Il dramma è rappresentato dalla prospettiva che si prepara per il prossimo futuro, vedere ancora gli stessi che ci preparano una vita all’insegna dell’austerità. Fosse per il restringersi della cinghia…ma vedere ancora gli stessi che dall’alto dei vari colli ammoniscono, dirigono, suggeriscono, dopo aver indossato già tante divise, di tanti diversi colori, è francamente una beffa.
Solo in Italia c’è una classe politica fatta da culi di pietra di lungo corso, negli altri Paesi almeno hanno il pudore di ritirarsi ad ogni svolta della storia.
Da noi no, persistono, si ritengono indispensabili.

sabato 16 luglio 2011

Ritorna la Gogna



Mascariare: imbrattare, insozzare, deformare con una maschera l’onorabilità di una persona che si vuole isolare e poi abbattere. Sembra paradossale che il termine, tipico del dialetto siciliano e che vale per altri contesti, oggi possa essere usato per chi và alla ricerca di colpe. Ovviamente c’è sempre il monito da parte di chi ancora è dotato di ragionevolezza nel ricordare che le accuse vanno provate e poi bisogna attendere giudizi. Tant’è, ma assistere a spettacoli sempre più frequenti di questo genere lascia perplessi. Da alcuni giorni i mezzi di comunicazione indicano che è in corso una richiesta degli inquirenti di misure cautelari nei confronti del Parolisi per l’omicidio della moglie.
Milioni di persone, spettatori, sulle tribune attendono lo sviluppo della vicenda con il probabile spettacolo dell’ammanettamento del sospettato, indagato.
A quanto pare la civiltà della comunicazione produce anche di questi fenomeni, lo spettacolo della preda che viene stuzzicata e che viene osservata per le sue reazioni. Roba raffinata, che fa il paio con le famose “indiscrezioni” che tali non sono, essendo opportunamente veicolate, con le quali giornali e televisioni ci fanno sapere di dettagli investigativi, così, tanto per mettere poi il microfono sotto il naso dell’interessato e carpire qualche accigliamento o qualche segnale psicosomatico rilevante per l’accusa. Ovviamente, tutto questo avviene nel più rigido silenzio degli inquirenti.
E’ la civiltà che ritorna di qualche secolo indietro. Ricorda tanto la gogna dei tempi che furono. E come non soffermarsi sulle originali considerazioni degli esperti che relazionano sulle cause della morte, comodamente orientate sul presunto colpevole. Roba che ricorda tanto i temi in classe copiati male. Per esempio, i giornali a proposito delle modalità del delitto riportano, dalle perizie: “presunta tecnica militare utilizzata nel commettere il delitto", “uccisa con 32 coltellate sferrate con una tecnica militare, quella della "sentinella". Molto originale, davvero.
Per quanto la versione del Parolisi suscita qualche dubbio, siamo in attesa che lo spettacolo abbia il suo compimento.

giovedì 14 luglio 2011

A ridatece Scoccimarro!



Si racconta (sarà vero?) che un tempo nelle sezioni di partito, nelle occasioni ufficiali, anche a livello locale, il relatore (c’era anche il relatore!) esordiva con la politica estera. Certo si usciva dalla Guerra, poi c’erano le invasioni (Ungheria, Cecoslovacchia) ulteriori guerre ”regionali” come il Vietnam, il Medioriente. E con i fatti bellici si commentavano il quadro economico internazionale, lo stato della produzione, i cambiamenti tra campagna e città, il reddito.
Non si trattava evidentemente del cruccio di chi era in attesa del “crollo del capitalismo” perché analoga preoccupazione era espressa anche in altre parti politiche, infatti De Gasperi richiamava sempre l’attenzione sulla politica estera e tale preoccupazione si mantenne costante.
A crisi ormai esplosa, verrebbe facile dire che non poteva che finire così, con una classe politica che oltre ad essere segnata strutturalmente dall’insignificanza e dall’opportunismo (sono ritornati i notabili in parlamento) dimostra di essere un ceto politico che in questi anni ha delegato le grandi scelte economiche e i disegni strategici in campo internazionale alle cariatidi delle università economiche ove il mito della globalizzazione, del Mercato truccato, era divenuto testo sacro.
Mentre il Giavazzi, l’Alesina ed altri campioni della economia predatoria formavano l’opinione pubblica attraverso schermi e giornali, i nostri discutevano del Trota o dell’ultima fesseria del Borghezio o di Bondi, preoccupandosi di tanto in tanto (quando era proprio necessario) di affermare che bisognava assecondare i “Mercati”, così,…..a pappagallo.
Ed ancora oggi, quando, di ora in ora, si aggrava il contenuto della manovra economica è desolante leggere siti e blog di ruspanti politici che si propongono per il cambiamento. Troverete (se avete voglia di dare uno sguardo) il solito sciocchezzaio di paese e mai troverete una qualche considerazione sull’inquietante realtà che ci circonda: guerre, economia, per cominciare.
No, si parla, ancora, di primarie, di “compagni o di amici”, del trota, dei ministeri al nord.
Viene voglia di dire: a ridatece Scoccimarro!

mercoledì 13 luglio 2011

Il crumiro in doppio petto



Prima di tutto caddero gli islandesi
e fui contento, perché il merluzzo non mi piace.
Poi saltarono gli irlandesi
e stetti zitto, perché la pioggerellina mi sta antipatica.
Poi fallirono i portoghesi,
e fu giustizia, perché non pagano mai.
Poi incravattarono i greci,
ed io non dissi niente, perché spendevano troppo.
Un giorno vennero da noi,
e io pensai: sto bene, sarò l’ultimo della lista!

domenica 3 luglio 2011

Il popolo ha torto



L’aria saccente con la quale il Michele Serra tratta le contestazioni al percorso ferroviario del Tav in Piemonte spiega bene il clima dell’epoca presente dalle nostre parti. Non solo l’Italia, ma soprattutto questo Paese mostra di perdere le ragioni fondanti della comunità statale, nazionale, come essa si è formata nei secoli. L’elite acculturata e che fa informazione, fa tendenza, in questo Paese ha come obiettivo le esigenze e gli interessi dei ceti ricchi e usa la bonomia, la satira, per servirli. Questi cantori della modernità, che a dirla alla buona ragionano come i terroni del nord quando truccano l’accento e si adeguano ad ogni novità imposta dagli indigeni evoluti, hanno ormai accettato l’dea che qui non c’è nulla da salvare e che ogni sforzo non può che essere fatto in ragione della formazione di un grosso “combinat” europeo, ove ogni distinzione, diversità, deve essere eliminata.
In questi anni hanno coscientemente offuscato ogni notizia che rimarcava la perdita di sovranità dello Stato e ogni decisione che andasse a rompere norme, consuetudini, tradizioni capaci di tenere insieme i popoli. Se c’è disapprovazione rispetto a mega progetti di opere da parte delle popolazioni, disapprovazione che raccoglie vasti strati delle genti interessate, i cantori della modernità sanno bene da che parte stare, ovvero dalla parte dei poteri forti e usano le loro armi di persuasione e di derisione trattando i cittadini, tanti cittadini, come gli sciocchi del villaggio. Operazioni di grande raffinatezza, queste, che mirano a non trattare il problema per quello che è, con tutte le ripercussioni di tipo economico, ambientale, di valutazione degli interessi coinvolti. La sovranità non appartiene più al popolo, il popolo si mette di traverso e dunque va deriso e combattuto. Eppure proprio sul progetto Tav è da anni che si sentono cose raccapriccianti (è il caso di dire) provenienti da persone apprezzate ed autorevoli, come il già magistrato e parlamentare Ferdinando Imposimato, che, insieme ad altri, ha sollevato dubbi enormi sull’opera in questione. Sarebbe il caso di approfondire, ma i cantori del pensiero dominante ci dicono che non è il caso, sarebbe tempo perso, bisogna prendere la locomotiva della modernità! e poi si sa il popolo in questi casi ha torto.