sabato 29 gennaio 2011

E' il Passato che ritorna?



“Il segretario di Stato americano Condoleezza Rice aveva preso in considerazione l'idea di mandare un certo numero di palestinesi in America Latina, per trovare una soluzione parziale ai milioni di profughi impossibilitati a tornare in quella che considerano la loro terra”. Questo ed altro emerge dai Palestinian Papers,i documenti segreti divulgati dalla tv panaraba Al Jazeera.
E’ il Passato che ritorna?
A partire dalla fine 1800 nacquero analoghe discussioni che impegnarono governi di tutta Europa e che si protrassero nei decenni successivi del ‘900, discussioni che erano stabilmente presenti nell’agenda degli incontri tra capi di stato e di governo (allora non c’erano i G7, ma gli incontri avvenivano egualmente). Questione sollecitata da parte significativa della diaspora ebraica in Europa e che vedeva da parte dei governanti di allora le più fantasiose soluzioni, con proposte di emigrazione in Madagascar, Uganda ,Argentina, Etiopia,Siberia.
La tragica storia del ‘900 che ha riguardato stati e persone, con decine di milioni di morti e con confini geografici continuamente in movimento, pare che nulla abbia insegnato ai governanti e ai popoli di oggi.
A partire dalla Jugoslavia e fino alle ex repubbliche sovietiche spesso si è rinfocolato quelle che erano sedimentate coesistenze di popolazioni, con diversità linguistiche,religiose, di tradizioni, ciò comportando uno svilimento di tutta quello che era il fondamento dei principi giuridici unanimemente assunti in sede sovranazionale, miranti a politiche di pacifica convivenza di parti diverse all’interno di comunità nazionali.
Se non fossero i principi assunti in sede Onu e di altre organizzazioni a limitare questi disegni perversi che mirano ancora oggi a comporre e scomporre comunità e confini, dovrebbe almeno la cultura diffusa che ha formato lo spirito europeo a porre un freno a queste nefaste politiche di stampo manipolatorio. Eppure sembra che oggi tutto quello che nei secoli ci ha influenzato sul piano culturale, a partire dal cristianesimo, all’umanesimo, dal romanticismo, all’illuminismo, sembra del tutto inutile.
Ancora oggi vediamo politiche di stati e governi assecondare progetti di evacuazione e di separazione avallando sentimenti basati sulla logica della continuità e omogeneità del sangue.
E dove è la novità in tutto questo? Come non pensare che si tratta del Passato che ritorna, con le sue deportazioni, i suoi muri, i suoi reticolati?
E nel mentre il sistema generale dell’informazione fa finta di non vedere e non sentire, le moltitudini di persone, specie quelle che si ingozzano di informazione, volgono la testa altrove per non vedere e non sentire.
Così avvenne nella tragedia della Guerra, prima e durante. E dopo fu chiesto a quei tanti cittadini comuni il perché di tanta indifferenza.
Oggi la questione si ripropone e tra qualche decennio si riproporrà la stessa domanda ai tanti di oggi:”perché eravate indifferenti?”.

mercoledì 26 gennaio 2011

I faraoni



E noi dovremmo votare per Cozzolino, figlioccio d Bassolino e continuatore di Jervolino(una sequela che sembra una dinastia dei faraoni di un tempo)?
Mentre si discute di federalismo fiscale, che nella mente dei leghisti dovrebbe costringere le amministrazioni pubbliche a regolare i conti tra entrate ed uscite guardando al pareggio di bilancio, senza aspettative di sostegno da parte delle casse dello Stato, mentre la crisi economica imperversa ancor di più rispetto all’anno appena passato, mentre in Europa si stampano soldi a copertura dei debiti nazionali e a carico dei cittadini, noi dovremmo votare per Cozzolino, ex assessore alle Attività produttive della Regione Campania!
Cosa rimane del ventennio bassoliniano che ha governato la Regione e Napoli? Non tutto è da buttare, sicuramente il sistema di trasporto su ferro è cosa importante, ma per il resto dovremmo ricordare il governo di Bassolino per la miriade di supermercati che ha sconquassato il retroterra di campagna della provincia di Napoli, che ha prodotto crisi in ogni settore economico, che ha sperperato soldi tra inefficienze per lo smaltimento dei rifiuti e gli incarichi milionari alle migliaia di consulenti amici e amici degli amici. Oggi in televisione c’era Mario Guida decano dei librai napoletani che lamentava l’invadenza delle catene commerciali anche per la vendita dei libri. In Inghilterra già hanno aperto l’angolo del farmacista e dell’avvocato nei supermercati!
Bassolino e Cozzolino appaiono, anzi hanno dimostrato, come è possibile modificare pensiero, cultura e opere pur di affermarsi come gestori della cosa pubblica. Di quello che era un pensiero e una cultura rivolta alla salvaguardia degli interessi dei ceti sociali più deboli rimane solo la voglia di occupare poltrone per spendere soldi, magari coltivando le solite clientele che, una volta di qua una volta di là, stanno sempre lì a corteggiare i padroni del vapore. Come era prevedibile, a Napoli 45 mila cittadini in una domenica di gennaio si muovono per votare alle primarie e tra questi vi sono molti sollecitati da esponenti del centro destra. Perché meravigliarsi, non è mica la prima volta che accade? E’ il risultato scontato di idee bolognesi applicate al disastro napoletano.
E dunque anche in tempi di ristrettezze economiche e di autonomia gestionale delle amministrazioni locali noi dovremmo essere governati da chi ha fatto dello spendere i soldi pubblici la propria missione di vita?
C’era o c’è da sperare in qualcosa di diverso, coltiviamo la speranza che con Mancuso o con Ranieri si riparta su binari diversi. Il film di Cozzolino & Bassolino lo conosciamo bene, a partire dai miliardi inutili per l’Italsider, non ha mai avuto pause.
Pochi giorni fa si leggeva sul “Guardian”quanto segue:
Città da Detroit a Madrid stanno lottando per pagare i creditori, compresi i fornitori di servizi di base come la pulizia delle strade. La scorsa settimana, l’agenzia di rating Moody's ha messo in guardia circa un possibile declassamento per la città di Firenze e Barcellona, e ha tagliato il rating dei Paesi Baschi nel nord della Spagna. Lisbona è stato retrocessa dall’agenzia rivale Standard & Poor's all'inizio di quest'anno, mentre i prestiti di Napoli e Budapest sono sul punto di essere classificati “junk”.
Ecco, appunto, oltre lo sciocchezzaio sul regolamento delle primarie bisognerebbe tener presenti questi fatti per scegliere bene.

sabato 22 gennaio 2011

La Casta è vasta



Dispiace associare le primarie a Napoli per la scelta del candidato per le prossime elezioni del sindaco e le quotidiane notizie di malfunzionamento e di gestione personalistica delle amministrazioni napoletane.
Basta andare alle notizie ultime per capire che in questa nostra terra il primo problema non si chiama Gomorra ma si chiama La Casta, perché è la seconda a generare la prima o a darle giustificazione di esistere.
Lo strumento delle primarie fu voluto dall’ala prodiana al momento della fondazione del partito ritenendo che in questo modo si potessero scavalcare le intese tra i soggetti forti che provenivano dalle organizzazioni dei partiti confluiti nel nuovo soggetto politico.
La stessa scelta di permettere il voto anche ai non iscritti al partito dimostra la fondatezza dell’intento dei prodiani, ovvero di Parisi ed altri.
La verità dei fatti dimostra ormai che le primarie hanno esiti diversi in relazione alla consistenza del partito nell’area in cui si volgono e la presenza come forza di maggioranza nelle amministrazioni interessate alla consultazione.
Se a Milano, ove la presenza del Pd nelle amministrazioni locali è collocata nella minoranza, le primarie sono occasione per esiti anche non pronosticati (vedi la prevalenza di Pisapia) non avviene la stessa cosa nelle aree ove il partito guida le amministrazioni.
Nell’area intorno a Napoli dopo la perdita della Regione e della Provincia le primarie per la scelta del candidato sindaco perla Città capoluogo sono un’ occasione per verificare eventuali novità rispetto alle esperienze passate, quando la presenza piddina nelle amministrazioni era massiccia e di conseguenza vedevamo la calata di tutti gli iscritti appartenenti alle varie amministrazioni, con le loro clientele e truppe cammellate, partecipare al voto, ove per truppe cammellate si intendono anche gli appartenenti agli altri partiti che partecipano alle primarie del Pd per i più diversi motivi.
In un’area ove la spesa pubblica è forte e l’incidenza della politica e dell’amministrazione è visibile in ogni aspetto della vita quotidiana è ancora possibile una partecipazione vasta a differenza di altre aree del Paese. Bisognerà vedere se i quadri e i dirigenti delle amministrazioni pubbliche risponderanno alla chiamata o si disporranno in questa occasione in ombra per potersi meglio muovere in relazione ai mutati scenari politici campani.
Non deve dispiacere riflettere su queste cose a chi (e sono tanti) vive la politica come passione, perché è chiaro che in momenti di transizione come quelli che attraversiamo, nelle stanze del potere ci si guarda intorno e si fiuta il vento, così come accade sempre alla fine di un regno o all’arrivo di un nuovo padrone. In Italia è sempre così e come sempre la più svelta a mutare percorso è sempre La Casta che soggiorna a corte.
Ad ogni modo ci sono candidati degni di considerazione: dall’austero Umberto Ranieri al magistrato Libero Mancuso e chissà che quest’ultimo non replichi la vittoria del Pisapia a Milano!Sarebbe un fatto nuovo per una città dove il voto è una risorsa e non lo si spreca facilmente senza una garanzia di ritorno.

martedì 18 gennaio 2011

Oltre il quotidiano



Alexander Solženicyn nel 1978 tenne ad Harvard un discorso di cui questo è un frammento:“Quello che fa paura, della crisi attuale, non è neanche il fatto della spaccatura del mondo, quanto che i frantumi più importanti siano colpiti da un’analoga malattia. Se l’uomo fosse nato, come sostiene l’umanesimo, solo per la felicità, non sarebbe nato anche per la morte. Ma poiché è corporalmente votato alla morte, il suo compito su questa Terra non può essere che spirituale: non l’ingozzarsi di quotidianità, non la ricerca dei sistemi migliori di acquisizione, e poi di spensierata dilapidazione, dei beni materiali, ma il compimento di un duro e permanente dovere, così che l’intero cammino della nostra vita diventi l’esperienza di un’ascesa soprattutto morale, che ci trovi, al termine del cammino, creature più elevate di quanto non fossimo nell’intraprenderlo. Inevitabilmente dovremo rivedere la scala dei valori universalmente acquisita e stupirci della sua inadeguatezza ed erroneità”.
Lo scrittore russo fu messo sugli scudi finché rimase recluso nelle galere e nell’esilio sovietico ma fu dimenticato ben presto quando in Occidente iniziò a riflettere sul Mondo libero. Le parole sopra riportate sono significative del pensiero da lui espresso al riguardo su di un mondo che presunto libero reca in sé mali egualmente gravi come quelli che aveva conosciuto nel mondo comunista.
Proprio il concetto di felicità che molti intellettuali odierni indicano come quello meglio caratterizzante della società libera risulta fallace se si pensa alle storture della società, improntata alla crescita insensata dei consumi e alla concentrazione delle ricchezze. Su questi aspetti delle moderne società occidentali le statistiche danno ragguagli sempre più coerenti che illustrano un ritorno a rapporti sociali che pensavamo tipici di epoche passate.
Quello che spetta oggi a chi intende partecipare in qualche modo alla vita pubblica è di riappropriarsi di un linguaggio che includa termini quali uguaglianza-disuguaglianza, giustizia-ingiustizia, progresso-conservazione; termini relegati da un po’ di tempo nell’antiquariato del pensiero e che invece sono tutt’ora straordinariamente attuali e moderni.
La prima grande vittoria che il pensiero dominante ha ottenuto è propria quella del linguaggio. Quante volte sentiamo esprimere il termine “liberale” per una società ed un’economia che non lo sono affatto. Quante volte sentiamo contrabbandare il termine “riformista” per situazioni o obiettivi che nulla hanno a che fare con una reale e giusta volontà di cambiare lo stato presente delle cose?
L’inconsistenza e la fallacia del linguaggio caratterizzano bene la situazione della politica in Italia ove ognuno si dichiara liberale, ognuno è riformista, ma di fatto molti contribuiscono a sorreggere un sistema che evidenzia sempre di più disuguaglianze ed ingiustizia e che di liberale, in termini sociali ed economici, ha ben poco.
Siamo in un passaggio significativo per comprendere quanto sia fragile ed ingiusto un sistema che molti avevano annunciato come quello capace di dare maggiori opportunità a tutti e quello capace di dare benessere e felicità a chiunque, proprio come annunciavano i profeti del comunismo.
Solženicyn in fondo aveva capito presto che dietro la nobile facciata il Mondo libero che l’aveva accolto presentava gravi storture, diverse, ma altrettanto gravi di quelle presenti nel mondo in cui aveva vissuto e averlo gridato fu la ragione dell’oblio che cadde su di lui.

venerdì 14 gennaio 2011

Un Paese disordinato


Ancora una volta a dividersi su Berlusconi, in conseguenza di una sentenza della Corte costituzionale che rappresentata l’ennesima puntata della vicenda di un uomo che non dovrebbe essere leader politico, né capo del governo, perché già titolare di un forte potere economico. In un Paese ordinato non si discuterebbe dei fatti personali di un leader politico, gli si rinfaccerebbe la sua totale incompatibilità con l’esercizio del potere… altro che conflitto d’interessi!
In ogni caso la Corte, non essendo un normale Tribunale, si è posta in qualche modo la necessità di considerare possibili forme regolate dalla legge di salvaguardia delle funzioni pubbliche di governo. In altri stati ciò è previsto ed è difficile oggi non prevederlo in Italia, visto che sono saltati gli equilibri tra le istituzioni e si corre il rischio, per tanti, di esercitare il governo tra un’udienza e l’altra.
In Paesi ordinati forme di tutela per chi esercita funzioni pubbliche sono espressamente previste: chi non ha presente i tanti casi, per esempio, in cui i presidenti degli Usa sono stati giudicati da commissioni speciali, piuttosto che nelle aule di un tribunale?
Nei Paesi dove vigono sistemi elettorali maggioritari e dove vi sono forme di elezione diretta del capo del governo (in maniera esplicita o per prassi) l’unico modo per cambiare la guida del governo è quello di sciogliere la legislatura. In Gran Bretagna Blair propose l’intervento armato in Iraq avendo buona parte della sua maggioranza parlamentare contro e attingendo a piene mani ai voti dell’opposizione, dopo di che la legislatura continuò normalmente. Chi ha voluto fortemente o ha accettato furbescamente l’indicazione del capo del governo sulla scheda elettorale non può un giorno si e l’altro anche andare alla ricerca di occasioni per stravolgere la maggioranza.
In un paese ordinato (ma il discorso non riguarda solo l’Italia) la presunta sinistra si darebbe da fare per eliminare le tante distorsioni nelle retribuzioni pubbliche, gli sprechi e le ingiustizie che si propongono sulle ali della globalizzazione o in nome del Mercato sempre e solo a carico degli sprovveduti e dei deboli.
In un paese ordinato la destra darebbe esempio di morigeratezza e di attaccamento a valori fondamentali tra i quali vi è anche la parsimonia nell’agire pubblico,.
Tutto questo in Italia non avviene, non c’è perché in fondo va bene così a molti, se non a tutti, né potrebbe essere altrimenti, perché a destra e a sinistra non ci sono culture politiche, ma solo circoli d’interessi a caccia di carriere a carico delle casse pubbliche. Del resto, avendo buttato a mare l’armamentario della dottrina sociale della Chiesa e il pensiero umanitario socialista non si comprende come si possa rispondere da parte del PD ai numeri e agli ultimatum di Marchionne. Se da questa parte c’è il nulla e dall’altra c’è un pensiero elaborato ed organizzato la partita è persa già dall’inizio.
Mentre il Sudamerica ed il Nord africa si mobilitano e mostrano di avere capacità di risposta alle angherie dello sfruttamento organizzato sul piano internazionale, qui da noi tutto si assorbe e tutto si digerisce nella mucillagine già individuata dal prof De Rita, ove una strana alleanza si è formata tra i rappresentanti numerosi della Casta ed il bidello precario, una nuova classe sociale che è presente solo Italia, ove il precario a basso costo sa di essere sulla stessa barca del grand commis ad alto prezzo e insieme si tengono per mano.
Senza bussola e senza culture l’Italia mostra di essere solamente un Paese disordinato e a questo punto vale il consiglio di sempre: si salvi chi può.

lunedì 10 gennaio 2011

Il più bravo è Lui: Chicco



Laureato in filosofia, dal 1980 al 1987, è stato Segretario Nazionale di Legambiente. Eletto alla Camera dei Deputati per due legislature, nelle liste del Pci e del Pds. Dal 1994 al 1996 è stato Presidente del consiglio di amministrazione di Acea, Azienda Comunale Energia e Ambiente del Comune di Roma. Dal 1996 al 2002 è stato Presidente di Enel e membro del Consiglio di Amministrazione di Wind. Durante la sua presidenza, Enel è stata parzialmente privatizzata con un IPO del valore di 15 miliardi di euro ed è stata fondata Wind, il terzo operatore mobile italiano.
È stato membro del Consiglio di Amministrazione del gruppo Riello. E’stato membro dello European Advisory Board di The Carlyle Group (Private Equity), presidente del consiglio di amministrazione di S.T.A. S.p.A. (Agenzia per la Mobilità del Comune di Roma) e Presidente del Kyoto Club. Dal 2005 al 2009 è stato Presidente della società Roma Metropolitane, società del Comune di Roma che realizza le nuove Linee Metropolitane della Capitale. È stato inoltre membro dell’Expert Advisory Committee dello European Carbon Fund Attualmente è Managing Director di Rothschild, Presidente di Telit Communications Plc , Consigliere Indipendente di Idea Capital Funds, Vice Presidente della Intecs S.p.A. e Presidente di EVA, Energie Valsabbia, società che sviluppa e costruisce impianti idroelettrici e solari.
Questo significa saper campare! C’è anche il lato privato del Chicco, ma di questo ognuno può essere edotto restando dietro il computer e consultando i siti specializzati in materia.
Quello che colpisce di certi personaggi è la capacità di avere due, tre vite, di sfolgorare con l’eskimo e con il frac, il tutto restando se stessi, è ovvio. Sarebbe facile a questo punto parlare di sinistra al caviale, ma non è questo il punto, né ci interessa il colore, questi personaggi arricchiscono tutti i campi della politica e della “intellighenzia” in Italia.
E’ vero che la classe dirigente oggi al potere in questo Paese si è incontrata nel suo cammino, con tanti altri dirigenti politici di altre nazioni che oggi sono in pensione, mentre i nostri sono inossidabilmente in piedi e in attività. Di certo però non si tratta di uomini alla Churchill o De Gaulle o Adenaur, per non dire De Gasperi o Berlinguer. Sono di altra pasta.
Sono passati all’attività politica cominciando nei freddi inverni di Torino presso i cancelli della Fiat o per i sottoscala del movimento studentesco del ’68 o per le prime associazioni ambientaliste, in ogni caso hanno capito, strada facendo, come si campa. Basta adattarsi al cambiamento, anche perché loro i cambiamenti non li hanno mai provocati, li hanno sempre assecondati. Sono i “gestori della cosa pubblica”.
Se si passa a qualche vegliardo di questa Repubblica (non nominabili, sarebbe lesa maestà) vediamo che sono stati giovani fascisti, adulti comunisti ed oggi capitalisti e sono ancora lì a dettare le regole e ad indicare la strada maestra a tutti gli altri. Sempre pronti a cambiare campo sei mesi prima che i “muri” crollano. Sono passati dalle mance dei genitori alle indennità milionarie (in euro) e comunque s’incazzano se qualcuno prova a contraddirli, perché, si sa, sono nati classe dirigente e sanno cosa significa la fatica di gestire gli affari della Nazione.
Mettiamoci sugli attenti, in fondo Gorbaciov, Reagan, Blair Schroder, Zapatero, Clinton e Bush (finiamola qui) sono solo dei dilettanti, non sanno cosa significa durare e dire da un decennio all’altro tutto e il contrario di tutto.
Bravi loro, sia detto senza ironia, mica è facile e poi accadesse, come accade, a comuni mortali che si possono incontrare nella vita quotidiana, quanti improperi e malignità calamiterebbero, invece sono riveriti e ammirati. Non si parla che di loro, molti vivono aspettando l’ultima dichiarazione, l’ultimo lancio di agenzia che propone la loro ultima mossa vincente…,che strazio quando non si sentono d’estate…che malinconia!
Il più bravo di tutti però, bisogna ammetterlo, è lui, il bravo Chicco Testa. È passato dall’antinuclearismo al nucleare, dalla classe operaia alla Rotchild, dalle indennità dell’Enel alle stock options di Acea. Dall’eskimo al frac,dal panino al caviale. Con sguardo autorevole e sicurezza estrema ha risolto tutti i problemi, nemmeno delle elezioni lui ha bisogno, le tribune politiche? roba da lasciare agli amici che lo supportano e poi vuoi dire oggi sedere al tavolo con i Rotchild? E chi se ne frega più del Veltroni e del Rutelli: …pussa via..chi te conosce..direbbe Alberto Sordi. E’ proprio vero: con la Commedia all’italiana il Cinema aveva capito tutto di questo Paese.

venerdì 7 gennaio 2011

O Marchionne o Bossi

Manco il tempo di assorbire il nuovo capitolo proposto dall’amministratore della Fiat Marchionne e l’attualità conferma lo stato di gravità in cui versa il Paese. Dicevamo che qualcosa di nuovo emergeva dalla proposta su Mirafiori e cioè che il metodo Fiat ormai si impone in tutto il suo comparto produttivo in Italia. Non si tratta dunque solo di Pomigliano, per la quale la classe dirigente di questo Paese non ha speso più di una parola (si sà, sono napoletani e scansafatiche gli operai di quella fabbrica).
La preoccupazione per la proposta globale di Marchionne balza in evidenza, perché si comincia a capire che la realtà produttiva imposta dalla globalizzazione tanto osannata in questi anni (solo per gli altri, però) dalla politica italiana sarà regola anche all’interno dei nostri confini. La Fiat dice che ormai non è più necessario aprire fabbriche in Polonia o Romania, possono essere aperte o riaperte qui perché le stesse condizioni possono essere qui applicate.
Tutto ciò determina alcune cose. La prima è che una grande azienda come la Fiat quando assume delle svolte sul piano delle relazioni sindacali sarà seguita dall’intero settore produttivo e dunque da tutto l’apparato economico nazionale. La Fincantieri (a capitale misto) già mostra di seguire il metodo Marchionne lasciando in questi giorni la Confindustria. La seconda è che, in un paese normale il diverso determinarsi del contenuto economico dei rapporti di lavoro nel settore produttivo non può non avere influenze nel settore pubblico.
In questi giorni, e contemporaneamente alle vicende Fiat, non mancano notizie di diverso tenore riguardanti assunzioni di migliaia di precari da parte della Regione Sicilia e di centinaia di stagisti e dunque ulteriori precari impegnati in attività di “volontariato”. In Italia il volontariato è diventata l’ultima occasione per dare fondo ai vizi nazionali.
Sono state pubblicate da alcuni giornali le cifre degli stipendi degli alti magistrati e narrate le manovre per arrotondarli all’insù. Notizie queste che si associano alla lamentela dei magistrati onorari che pure accusano qualche taglio, anche se si tratta quasi sempre di funzionari dello Stato che già godono di laute pensioni e con ulteriori incarichi remunerati.
Ciò che provoca stupore nell’intrecciarsi di queste notizie, di queste vicende, è dato dal fatto che non si riesce a cogliere alcun segno di sdegno, di recriminazione e di lotta da parte di chi agisce per i lavoratori della Fiat. Come è possibile tutelare al meglio i lavoratori Fiat (ed in seguito i lavoratori di gran parte del settore produttivo nazionale) senza dire alcuna parola sui tanti casi di spesa facile, di sprechi, di arricchimenti stipendiali senza causa e senza giustificazione?
Perché le forze politiche,che pure hanno a riferimento i lavoratori, non pongono mente alle storture che il governo del denaro pubblico provoca tra i lavoratori in generale?
Quando i riformisti parlano di riforme a cosa fanno riferimento? Quando Fassino avalla il metodo Marchionne per gli operai Fiat, dovrebbe prendere atto che quello che non và sono i due (lauti) stipendi che lui e la moglie incassano da cinque o sei legislature.
E’politicamente scorretto dire queste cose?
Se le forze politiche che tanto declamano per i 150 anni dell’Unità d’Italia non avvertono che qualcosa deve cambiare, daranno l’avallo a chi vuole separare i destini delle varie regioni di questo Paese.
Insomma in quest’anno o a Marchione o a Bossi qualche risposta bisognerà darla.

martedì 4 gennaio 2011

Battisti, Ocalan...e Abu Abbas

Viene in mente di dire che la politica è la grande lavatrice della storia, oppure si può ricordare il più noto richiamo di Giovanni Spadolini sul “primato della politica”. Se si parte da qui risultano incomprensibili gli isterismi diffusi da stampa e da altri mezzi d’informazione sul caso Battisti, la cui estradizione è rifiutata dal Governo Brasiliano, vecchio e nuovo.
Sul caso dell’ex terrorista italiano si sono pronunciati il Presidente uscente ed il subentrante, entrambi ex guerriglieri di quel Paese, all’epoca della dittatura militare, gente che evidentemente non si ferma dinanzi a sentenze, ma che ha quel riflesso di vita vissuta che porta a non osannare ciò che le istituzioni civili richiedono o le folle reclamano.
Discorso difficile, soprattutto di questi tempi in Italia, in cui una concezione di legalità formale ha preso posto di quel sentimento di legalità sostanziale che pure ha caratterizzato la storia politica di questo Paese. Evidentemente in Brasile ragionano diversamente e così in Francia ed altrove. Del resto anche noi abbiamo avuto a che fare con Ocalan ed Abu Abbas…..
Se l’idolo delle folle è il Travaglio che legge di decreti e di sentenze, ma che resta in silenzio quando centinaia di bambini e di donne e di vecchi vengono liquefatti nei bombardamenti di Gaza, risulta davvero difficile affrontare situazioni così delicate, dove, sia detto chiaramente, solo i parenti delle vittime hanno diritto di parlare.
In casi di estradizione è la politica e la diplomazia che devono muoversi con le dovute cautele, sapendo, soprattutto per quanto riguarda la politica che i passaggi della storia vanno vissuti con la durezza e la clemenza che via via sono necessari.
Quello che capita oggi tra Italia e Brasile più che l’ennesima occasione di distrazione di massa per gli italiani, fa venire in mente il far west, ove più che la legge e i tribunali, dominava la folla che richiedeva il linciaggio. Sempre più questa primordiale abitudine umana si affaccia alla nostra vista, che riguardi singoli o che riguarda popoli, il linciaggio è ritornato di moda.