domenica 17 marzo 2013

Umanità e legalità







“Può darsi che ora dopo le consultazioni che avverranno al Quirinale a partire dal 20 prossimo, un governo Bersani possa formarsi con la solidità necessaria, ma può darsi anche di no, nel qual caso spetterà al Capo dello Stato nominare un nuovo governo che possa riscuotere un ampio e solido consenso parlamentare.

Credo che non debba esser composto da professionisti della politica ma da persone tratte dalla società civile con le necessarie competenze che ogni governo richiede: economiche, giuridiche, culturali.”
Così, dopo gli applausi per le elezioni dei presidenti di Camera e Senato, Eugenio Scalfari saluta mestamente il tentativo di Bersani di formare un governo politico.
Diciamo la verità, il dramma di questo momento per la politica in Italia e direi per tanti altri paese europei è che la politica, con i partiti, le tessere, le elezioni, conta ben poco per le decisioni che interessano cittadini, famiglie, imprese; altri sono i giocatori che siedono ai tavoli determinanti. Qui da noi queste vicende nazionali sono seguite come si segue il campionato di calcio, con tutti i risvolti insignificanti, inutili, messi in evidenza dai giornali e dagli altri mezzi di comunicazione, tastiere individuali comprese.
A Cipro la Troika (BCE, Commissione europea, FMI) decide di sottrarre dai conti correnti soldi da dare alle banche, come già avviene da alcuni anni con altre modalità. Un prelievo significativo che ricorda l’analoga operazione condotta dal Governo Amato nel ’92 e che potrebbe essere a breve replicata. Magari con una richiesta di intervento alla Bce, che implicherebbe ulteriori e più pesanti sacrifici.
Tutto questo mentre il Parlamento europeo (!) approva gli ultimi provvedimenti che sottraggono potestà di pianificazione economica agli Stati nazionali prevedendo un obbligatorio, preventivo e determinante parere da parte della Troika sui bilanci nazionali. Da aggiungere che le richieste di aiuto alla BCE devono ottenere l’avallo favorevole del Parlamento tedesco, tanto per precisare le regole di governo del sistema europeo, del tutto asimmetriche, e il potere concreto che detiene la Germania.
Applaudiamo dunque i neo presidenti di Camera e Senato ma occorre considerare cosa rimane di poteri significativi agli Stati e ai Parlamenti nazionali. Del resto un’operatrice umanitaria presso l’Onu e un magistrato dell’antimafia stanno appunto a dimostrare che pochi sono i campi, le materie, dove ancora è possibile decidere qualcosa.
Dunque meglio Boldrini e Grasso, che dirigenti di partito con pacchetti di tessere.
Bastano loro: umanità e legalità, sentimenti da condividere.

sabato 2 marzo 2013

Letto a tre piazze



Nemmeno Totò era andato oltre, nel film “Letto a tre piazze” si contendeva la moglie-vedova con Peppino De Filippo (e con Aroldo Tieri in agguato) dopo essere ritornato dagli di anni di prigionia in Siberia.
Oggi i risultati elettorali danno uno scenario incomprensibile e in quotidiana fibrillazione, anche per merito del (anche qui) comico Beppe Grillo.
I tre contendenti usciti con i maggiori voti dalle urne, Grillo, Bersani, Berlusconi, non si “pigliano”. Bersani vorrebbe fare maggioranza con Grillo, con trattative o con adescamenti, chiudendo le porte a Berlusconi come un appestato. Grillo non vuole né Bersani, né Berlusconi, come se questi avessero la rogna. Berlusconi, con i suoi problemi, solleva ancora una volta la piazza contro i magistrati, tanto per fare "ammuina".
Siamo alle comiche, dovute essenzialmente all’incapacità di guardare alla dura realtà economica che si ripresenta dopo due mesi di tregua elettorale. Situazione dovuta anche all’incapacità di trattare il governo pubblico con la necessaria flessibilità, che anche paesi democratici con sistemi elettorali sicuramente maggioritari esprimono. Emerge da parte dei contendenti la voglia di porsi come palingenesi epocale che non si addice ad una concezione laica della politica democratica, piuttosto ha a che fare con azioni politiche di tipo totalitario: le elezioni come sconfitta di chi rappresenta il Male e vittoria sicura ed autosufficiente per chi rappresenta il Bene.
Il paradosso in questa situazione vede due possibili soluzioni: o un governo di minoranza che nasce con il beneplacito degli altri contendenti o il proseguimento dell’esperienza Monti, magari con qualche aggiustamento. Chi pensa ad ulteriori e ravvicinate consultazioni elettorali se ne faccia una ragione, i sistemi elettorali non risolvono tutti i problemi, a meno che non si voglia restringere la rappresentanza elettorale oltre il lecito. L’Italia è un paese con articolazioni culturali e politiche accentuate e i maghi dei sistemi elettorali ne dovrebbero tenere conto se non vogliono svuotare il significato del concetto di democrazia come disegnato dalla Costituzione.
Nel frattempo, così stando le cose, ovvero non avendo da parte di tutti i contendenti alcuna capacità di rimettere in discussione i fondamentali che tengono prigioniero il Paese (gli accordi economici internazionali, quelli europei, le sperequazioni retributive, le rendite private nei servizi pubblici, l’alta tassazione, l’eccessivo peso dell’intervento pubblico in economia) scivoliamo verso quel punto in cui sarà necessaria la richiesta di intervento della BCE per l’acquisto dei titoli pubblici, con le inevitabili sottoposizioni ad ulteriori restrizioni della sovranità nazionale e ad ulteriori sacrifici. Nel frattempo, mentre si combatte la guerra dei puri più puri degli altri, il Paese è già costretto a ridurre il suo debito pubblico, oggi al 130 % del Pil, al 60%, a colpi di 40 miliardi di tagli all’anno.
Chissà, magari la letterina all’Europa la spedirà un governo Amato: dall’alto dei suoi trentamila euro di pensione al mese certi sacrifici si sopportano meglio e sicuramente è un riformista.