sabato 31 marzo 2012

La Germania, magari!



“I sequestrati di Altona” che RaiStoria opportunamente (perfidamente) ha riproposto in questi giorni pone interrogativi sugli avvenimenti di oggi con le parole e le immagini di allora. Allora era il 1962 e con un cast di valenti attori il film (in bianco e nero) girato da Vittorio De Sica esprimeva tutti i tormenti dei tedeschi ancora oppressi dagli incubi della guerra e dalle recenti esperienze della pianificata distruzione di ogni città e dalle miserabili condizioni di vita dei primi anni del dopoguerra. Negli anni dello sviluppo economico di allora i tedeschi (o almeno quei tedeschi) esprimevano quella voglia di rivalsa (di rivincita) che gli è propria.
Sono impressionanti la trama e le parole pronunciate dai protagonisti: il padre grande industriale arricchitosi con i nazisti prima e con la democrazia dopo, il figlio militare accusato di crimini di guerra che si nasconde ancora dopo tanti anni. La vicenda finisce drammaticamente con la morte (suicidio?) di padre e figlio nei cantieri floridi di Amburgo, mentre l’altro figlio con la moglie (Sofia Loren) si salva perché attratto dal Teatro.
Guardato oggi quel film, che non ebbe alcun successo di pubblico, risulta impressionante, perché dimostra di che pasta è fatto l’animo tedesco, se ci si può esprimere in queste parole, e risultano inquietanti le parole pronunciate dall’industriale (Gerlach, costruttore di navi) e dal figlio oggi che le intese politiche europee vedono la Germania non solo come un grande paese in termini di economia nazionale (come nel film) ma come protagonista principe nell’ambito di un’unione europea che detta regole ed impone sacrifici a tutti gli altri Stati aderenti.
Emergono dubbi sulla bontà e sulla coerenza delle politiche comunitarie, non solo per le diversità culturali in senso ampio che indubbiamente sussistono tra popolazioni nordeuropee e paesi latini, con tutti i difetti e le virtù degli uni e degli altri. Dubbi emergono anche sulla coerenza di tutto il percorso politico, intrapreso ormai da tanti anni.
Per dire: io un Violante che si ostina a salvaguardare i suoi privilegi di ex presidente della Camera dei deputati in panni tedeschi non ce lo vedo. Il Befera(ben pagato) che succhia sangue a gente costretta poi a suicidarsi nemmeno lo vedo in terra germanica. Gli esempi sono tanti e vado alla conclusione.
La non coerenza del percorso europeo emerge dalla sfilacciata, informe, tecnica di governo che si sostanzia in settori i più disparati senza affrontare la questione fondamentale di ogni disegno, veramente, di alto profilo politico e cioè quello di attribuire a ciascuno la piena cittadinanza europea con tutti i diritti e tutti i doveri, dal nord al sud del continente. Sarebbe più pratico e più dignitoso per tutti, nella cattiva e nella buona sorte.
In Italia, il nuovo sistema manderebbe a quel paese (in Africa?) tanti palloni gonfiati che pappano alla grande sulle casse dello Stato mentre si pongono come Autorità morali un giorno si e l’altro pure.
In Germania, come si vede nel film di De Sica, le cose si fanno seriamente e chi ha più titoli rischia fino a suicidarsi quando si commettono errori.
Da noi si suicidano solo i disperati, perche dissanguati dalle Autorità morali dello Stato (autorità ad alto stipendio e con grassi privilegi). Le stesse autorità che propongono globalizzazione ed europeismo per gli altri (i sudditi).
Chissà che non convenga affrettare l’agonia di questi anni invocando l’unica prospettiva seria che si intravede, superando una buona volta le arlecchinate senza senso e senza reali contenuti di tanti che si propongono come competitori in questo Paese. La verità è che le nostre autorità costano troppo e non governano più nulla, tranne il grasso delle caste.
A questo punto, in mancanza di serie alternative, ben venga la Germania. Saremmo (tutti) tedeschi e ci libereremmo di papponi ed evasori, che in Italia si tengono per mano.

giovedì 22 marzo 2012

L'Era dell'irresponsabilità



E c’era qualche dubbio?: “La legge 300 si è sempre e solo applicata al privato; nella pubblica amministrazione tutto viene regolato per legge, dai salari ai regolamenti, alla disciplina del contratto”. Bonanni, ha ricordato: "la Fornero ci disse chiaramente che il pubblico impiego non era coinvolto".
E il taglio agli stipendi dei burocrati di Stato? “Hanno ragione (così dice Sergio rizzo, ironizzando) Donato Bruno e Silvano Moffa. I due relatori nelle Commissioni parlamentari del provvedimento che fissa il tetto agli stipendi pubblici hanno ragione quando scrivono che c' è il rischio di provocare ingiustizie. Applicare come limite massimo per le retribuzioni lo stipendio del primo presidente di Cassazione ai soli statali escludendo gli alti dirigenti di enti locali, università, Asl e altre istituzioni «può dare luogo a disparità di trattamento tra soggetti chiamati a svolgere prestazioni simili». Ma guarda un po!
Come và sul fronte industriale e cosa propone il Governo dei tecnici? “La Fiat non ha nessun dovere di ricordarsi solo dell´Italia» perché «chi gestisce Fiat ha il diritto e il dovere di scegliere per i suoi investimenti le localizzazioni più convenienti». Mario Monti, di fronte alla platea di Confindustria. E si sa…la globalizzazione delle elites!
E Mario Draghi (già invocato al posto di Monti ed oggi alla Bce) cosa dice? «Il modello sociale europeo è già superato». Ad eccezione del suo stipendio.
Come era prevedibile, come era comprensibile, già da tempo siamo entrati nell’era dell’irresponsabilità ovvero del governo dei potenti che non hanno responsabilità nei confronti della cittadinanza che governano, ma che rispondono solo all’istinto di conservazione dei propri, individuali privilegi e di quelli dei poteri forti ai quali hanno da rispondere. Il tutto, come sempre, in salsa italiana dove ogni decisione pubblica assume un significato più pecoreccio, grottesco, perché sono gli stessi furbi del quartierino, che giorno per giorno, dalla televisione o dalla stampa e comunque dalle loro poltrone ci spiegano quello che bisogna fare per essere un Paese virtuoso, moderno, efficiente. Complimenti!
Nel frattempo, in questo intervallo di tempo, tra una disastro economico e l’altro, quando ci convincono che tutto va per il meglio, si leggono affermazioni molto significative da parte di persone semplici, insospettabili: “L'arma di cui dispongono i cittadini è quella dello sciopero fiscale iniziando con non pagare la nuova tassa sulla casa (IMU) ed il canone RAI che sono le due imposte più ingiuste in assoluto.” E poi: “Per prima cosa, si sfata il mito che chi non paga le tasse è un evasore, poiché per sopravvivere saremo costretti ad una scelta esiziale: mantenere la Casta oppure i nostri figli. In pratica, si tratta d’assumere tutti i metodi che ben conosciamo col meccanico, con l’idraulico, col medico: quanto mi fai senza fattura? Senza scontrino?”.
Ancora una volta complimenti! Nel centicinquantenario dell’unità del Paese si inaugura una nuova pedagogia nazionale, basata sulla lotta per la sopravvivenza e sul fregare il prossimo.
Giustamente, chi dirige dà l’esempio!

mercoledì 14 marzo 2012

In attesa della “spending review”. Olè!!


Tocca fare un plauso al prof.Pizzetti (Autorità per la Riservatezza) al presidente Giampaolino (Corte dei Conti) e…al procuratore Jacoviello (Corte di Cassazione) per le non conformistiche, coraggiose, significative, affermazioni espresse negli ultimi giorni in relazione a vari aspetti della vita pubblica in Italia che si concretano in norme, giudizi, atti, che involgono milioni, migliaia e anche poche centinaia di cittadini. Ciò che caratterizza e accomuna quanto detto dai citati servitori dello Stato è proprio questo: la preoccupazione per uno smodato e incontrollato uso dei poteri pubblici, che avvenga a carico di molti o di pochi non fa differenza.
E’ vero che il cittadino, pantofolaio, smanettone, politicamente corretto, si sarà un po arrabbiato: e che diamine, in fondo si tratta di Dell’Utri, se l’è andata a cercare! è giusto bisogna sapere i fatti di tutti!
Ora, è proprio questo che qualificano uno stato di diritto e un’opinione pubblica civile, la preoccupazione costante che le norme abbiano rispetto di valori fondamentali e che siano applicate con cura a prescindere da chi subisce l’azione dello Stato.
Il prof. Pizzetti ha detto bene:” È proprio dei sudditi essere considerati dei potenziali mariuoli. È proprio dello Stato non democratico pensare che i propri cittadini siano tutti possibili violatori delle leggi. In uno Stato democratico, il cittadino ha il diritto di essere rispettato fino a che non violi le leggi, non di essere un sospettato a priori». Che altro aggiungere?
Su temi che toccano milioni di persone, il presidente della Corte dei Conti, Giampaolino ha detto: “Il peso delle tasse punta a superare il 45%, un livello che ha pochi confronti nel mondo. Le manovre di aggiustamento 2011 sulla spinte dell'emergenza hanno operato soprattutto sul lato dell'aumento della pressione fiscale piuttosto che, come sarebbe stato desiderabile, dal lato della riduzione della spesa». Che altro aggiungere, anche in questo caso? Anche considerando che la famosa “spending review” emerge e si inabissa di giorno in giorno. Perché sui tagli alla Casta (in senso ampio) Lorsignori si difendono bene.
E se il Procuratore generale della Cassazione dice che si può essere giudicati e condannati solo in presenza di “fatti” accertati, come non rimanere inquieti in ipotesi effettivamente contraria? Non è questione di chi in particolare subisce il processo, perché si legifera in campi delicati in modo che già parecchi magistrati cominciano a temere ingiuste e massive applicazioni. Forse Jacoviello si è fatto megafono di tanti altri colleghi.
Viviamo tempi in cui la cultura di governo ha perso uno dei connotati fondamentali che distingue una democrazia da forme di tirannia, ovvero il senso del limite e i parlamenti che sono nati proprio per limitare i poteri pubblici sono diventati solo votifici, incapaci di difendere i valori essenziali delle persone, delle comunità. A proposito: stanno approvando (in Parlamento, alla chetichella) un nuovo trattato europeo che manderà in soffitta ancor di più la Costituzione del 1947.
Chi governa, chi controlla, chi legifera, chi accusa e chi giudica dovrebbe sempre mettersi nei panni del cittadino qualunque e considerare di stare dall’altra parte, come persona, come contribuente, come cittadino.
Sembra piuttosto che si faccia a gara a sollecitare i risolini delle tricoteuses: ogni giorno si minaccia, si legifera, si governa, additando il nemico del popolo da mandare alla ghigliottina (certi spot televisivi non hanno nulla di meno della propaganda nazista o sovietica).
C’è voglia di raddrizzare le gambe ai cittadini affermando la repubblica dei virtuosi. Peccato che in giro non si vedono Robespierre ma troppi interessati a difendere con le unghie i propri alti privilegi. Italiens, come sempre: più danno fiato alle trombe e più risultano non credibili.
Rimaniamo in attesa della “spending review”. Olè!!

sabato 3 marzo 2012

Il buon esempio da Gomorra



La Tav (o Tac: perché ad un certo punto da treno passeggeri è mutato in treno che trasporta merci) può diventare il simbolo o lo spartiacque di questi anni dove tutto muta e difficile risulta comprendere o accettare la direzione che le classi dirigenti interne ed europee intendono seguire.
Così come si è protestato per l’intramontabile Ponte sullo Stretto, si protesta oggi per il Tav. Per i costi (enormi) per la crisi economica (sempre più acuta) per la inadeguatezza delle idee rispetto all’evoluzione che caratterizza il presente di milioni di persone. Come per l’Expo di Milano, si può dire che questi progetti si scontrano con la modernità delle comunicazioni che per tanti aspetti della vita viaggiano attraverso fili ed antenne. L’Expo, il Tav, il Ponte sullo Stretto, oltre a suscitare preoccupazioni per i motivi già detti hanno un velo di passato, di non attualità. Le Esposizioni Universali, come prevista per Milano, sono nate nell’Ottocento e così le grandi tratte ferroviarie (la Transiberiana, l’OrienT Express). Il Ponte sullo Stretto richiama il tunnel sotto la Manica (le società gestrici sono fallite più volte).Anticherie.
Nel mondo che esalta il digitale, le ricorrenti innovazioni della telematica e dell’informatica, risulta davvero incomprensibile far passare per modernità e progresso l’antico affare del cemento, perché di questo si tratta. In Italia è rimasta solo l’industria del cemento.
C’è, invece, una concezione nuova che si sta imponendo circa le realizzazioni infrastrutturali reali (quelle che si toccano) e che richiama l’idea del riuso e della rivitalizzazione.
Quante reti già esistenti potrebbero essere rimesse a nuovo con i più moderni standard, senza rincorrere nuovi stratosferici costi per nuovi espropri, compensazioni… e senza i fastidi dei cortei e delle occupazioni?
E questa idea dell’economia per cui le merci viaggiano per migliaia di chilometri, per essere prodotte, magari in più fasi e in siti distanti, e che viaggiano ancora per raggiungere i consumatori…quanto è moderno tutto questo?
Nel pieno di una crisi economica, vedere un intero ceto dirigente incapace, nemmeno su questo, di confrontarsi con i dubbi che tanti comuni cittadini esprimono dà il segno di qualcosa che sta mutando nella concezione della democrazia. Se i referendum celebrati non contano, se quelli richiesti non sono autorizzati, se le elezioni sono pericolose, se le manifestazioni danno fastidio ai benpensanti, in quale altro modi si potranno esprimere i cittadini, come singoli o associati?
P.s.: per una volta i Campani (o meglio i partenopei-casertani) mostrano di essere civili, educati, come scolaretti (altro che valsusini!). L’unica grande opera in costruzione in Italia c’è e va avanti senza manifestazioni, senza occupazioni e senza nemmeno risvolti giudiziari: la nuova Base Nato sul lago Patria.
Nella terra di Gomorra è un miracolo. Un vero godimento!