
“I sequestrati di Altona” che RaiStoria opportunamente (perfidamente) ha riproposto in questi giorni pone interrogativi sugli avvenimenti di oggi con le parole e le immagini di allora. Allora era il 1962 e con un cast di valenti attori il film (in bianco e nero) girato da Vittorio De Sica esprimeva tutti i tormenti dei tedeschi ancora oppressi dagli incubi della guerra e dalle recenti esperienze della pianificata distruzione di ogni città e dalle miserabili condizioni di vita dei primi anni del dopoguerra. Negli anni dello sviluppo economico di allora i tedeschi (o almeno quei tedeschi) esprimevano quella voglia di rivalsa (di rivincita) che gli è propria.
Sono impressionanti la trama e le parole pronunciate dai protagonisti: il padre grande industriale arricchitosi con i nazisti prima e con la democrazia dopo, il figlio militare accusato di crimini di guerra che si nasconde ancora dopo tanti anni. La vicenda finisce drammaticamente con la morte (suicidio?) di padre e figlio nei cantieri floridi di Amburgo, mentre l’altro figlio con la moglie (Sofia Loren) si salva perché attratto dal Teatro.
Guardato oggi quel film, che non ebbe alcun successo di pubblico, risulta impressionante, perché dimostra di che pasta è fatto l’animo tedesco, se ci si può esprimere in queste parole, e risultano inquietanti le parole pronunciate dall’industriale (Gerlach, costruttore di navi) e dal figlio oggi che le intese politiche europee vedono la Germania non solo come un grande paese in termini di economia nazionale (come nel film) ma come protagonista principe nell’ambito di un’unione europea che detta regole ed impone sacrifici a tutti gli altri Stati aderenti.
Emergono dubbi sulla bontà e sulla coerenza delle politiche comunitarie, non solo per le diversità culturali in senso ampio che indubbiamente sussistono tra popolazioni nordeuropee e paesi latini, con tutti i difetti e le virtù degli uni e degli altri. Dubbi emergono anche sulla coerenza di tutto il percorso politico, intrapreso ormai da tanti anni.
Per dire: io un Violante che si ostina a salvaguardare i suoi privilegi di ex presidente della Camera dei deputati in panni tedeschi non ce lo vedo. Il Befera(ben pagato) che succhia sangue a gente costretta poi a suicidarsi nemmeno lo vedo in terra germanica. Gli esempi sono tanti e vado alla conclusione.
La non coerenza del percorso europeo emerge dalla sfilacciata, informe, tecnica di governo che si sostanzia in settori i più disparati senza affrontare la questione fondamentale di ogni disegno, veramente, di alto profilo politico e cioè quello di attribuire a ciascuno la piena cittadinanza europea con tutti i diritti e tutti i doveri, dal nord al sud del continente. Sarebbe più pratico e più dignitoso per tutti, nella cattiva e nella buona sorte.
In Italia, il nuovo sistema manderebbe a quel paese (in Africa?) tanti palloni gonfiati che pappano alla grande sulle casse dello Stato mentre si pongono come Autorità morali un giorno si e l’altro pure.
In Germania, come si vede nel film di De Sica, le cose si fanno seriamente e chi ha più titoli rischia fino a suicidarsi quando si commettono errori.
Da noi si suicidano solo i disperati, perche dissanguati dalle Autorità morali dello Stato (autorità ad alto stipendio e con grassi privilegi). Le stesse autorità che propongono globalizzazione ed europeismo per gli altri (i sudditi).
Chissà che non convenga affrettare l’agonia di questi anni invocando l’unica prospettiva seria che si intravede, superando una buona volta le arlecchinate senza senso e senza reali contenuti di tanti che si propongono come competitori in questo Paese. La verità è che le nostre autorità costano troppo e non governano più nulla, tranne il grasso delle caste.
A questo punto, in mancanza di serie alternative, ben venga la Germania. Saremmo (tutti) tedeschi e ci libereremmo di papponi ed evasori, che in Italia si tengono per mano.

