
“Ici, la Bocconi di Monti non paga dal 2005. E il Comune di Pisapia presenta il conto. Scontro tra il sindaco di Milano e l'Ateneo: la contesa riguarda le residenze universitarie in via Spadolini, un complesso per studenti fuori sede con 333 camere a disposizione della gioventù bocconiana su cui non sono stati versati i contributi a Palazzo Marino dal 2005”.
La questione che prende le prime pagine dei giornali in questi giorni potrebbe essere aperta così, invece che con il solito riferimento alla Chiesa. Non è per particolare devozione che si affermano queste cose ma vale la pena sottolinearle per due motivi. Il primo è la complessità del problema. Il secondo è dato dal fatto che la vicenda non riguarda esclusivamente la Chiesa ma tanti altri soggetti collettivi che in questi giorni si riparano dietro di essa. In ogni caso si dimostra ancora una volta la prevalenza di un sistema d’informazione sciocco e conformista, quanto basta per rimanere nell’ambito della immanente nuova religione del “politicamente corretto”.
L’esempio all’inizio riportato dimostra: che l’esenzione dall’Ici riguarda anche laicissime università che tanto danno al Paese (compreso Mario Monti) così come riguarda i sindacati, i partiti, associazioni culturali ed altri, come si vedrà. La seconda è che nella solita congerie di definizioni normative che riguardano l’Ici, anche per questi aspetti particolari, ci si scontra con concetti non facilmente traducibili in obblighi e pretese tra contribuenti e autorità impositive.
In un Paese dove per la scuola non ha più senso parlare di una netta distinzione tra scuola pubblica e privata, di una sanità che solo formalmente è privata, ma per lo più partecipa a pieno titolo del sistema sanitario nazionale, risulta incomprensibile che la stampa accenda i fuochi contro i soliti noti, non tenendo conto che la composizione dei diversi interessi risulta obiettivamente difficile. Quando la legge esenta dal pagamento dell’imposta gli edifici “destinati esclusivamente allo svolgimento di attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive”, ne consegue che i pretendenti all’esenzione sono chiaramente molti e di ogni colore.
In realtà, per limitarsi ad una sola considerazione tecnica, la questione andrebbe risolta non solo in riferimento alla particolare destinazione svolta negli edifici, ma anche in riferimento alla circostanza che dall’attività si tragga un utile e alla previsione di distribuzione dell’utile.
In Italia succede questo, che il sistema informativo, per la gran parte, soffia sul fuoco per spirito di parte, senza dare conto della realtà delle cose.
Un po’ come all’asilo tra maestri e alunni. Si narra quello che i piccoli amano sentire.


