martedì 26 aprile 2011

Italiani? Prrr!!!



In 24-48 ore,tra le feste di Pasqua e il 25 aprile, mentre risuonavano le opposte tifoserie dei partigiani della tastiera, i Palazzi hanno deciso: si va alla guerra!
E' inutile e non viene nemmeno la voglia di fare distinzioni(si sono dichiarati tutti d'accordo) dovrebbe essere ormai chiaro che su certe scelte l'Italia non conta nulla e che di fronte alle scelte dei poteri dominanti nulla c'è da fare. Hai voglia di distinguere, si può distinguere solo chi ormai può vantare una solida coerenza con le volontà guerriere e su chi la Costituzione la usa a suo piacimento per chinare la testa ai poteri forti.
Qui basta una telefonata e quello che si pensava il giorno prima non vale per il giorno dopo: ai padroni non si può dire di nò.
Poi certo tutti ad accapigliarci di fronte alle ultime scoperte dell'informazione al cloroformio, quella che svolge il suo preciso compito di attizzare le coscienze e di deviare l'attenzione.
Mi raccomando, attenzione al prossimo temino di Travaglio e soci, capiremo meglio come sono andate le cose, magari passando per Fede e Mora.
Mai come adesso si ha la sensazione di un popolo governato dal Sordi, attore abile a dipingere il carattere degli italiani, sia come cittadini, sia, questa volta, come governanti.
Nel 150° dell'Unità d'Italia, tanto festeggiata, un capolavoro dopo l'altro in pochi giorni non potevamo immaginarlo. C'è da preoccuparsi su cos'altro offrirà il teatrino nazionale.
Nel frattempo sappiamo ormai che basta una telefonata per andare in guerra contro uno stato sovrano, senza dichiarazione e senza coinvolgimento del Parlamento. Basta un'ulteriore telefonata per essere costretti a bombardare (però senza colpire i civili, i cuori teneri abbondano ai nostri tempi). Il presidente francese che si è scatenato contro la libia per il retrofront circa l'impianto in quel paese di centrali nucleari (affari d'oro)chiede conto al cavaliere nostrano circa questo fastidioso referendum ed il nostro che lo tranquillizza (le centrali da impiantare in Italia sono di tecnologia francese!).
Di fronte a tutto questo tutti (o quasi) applaudono e camminano sotto sotto al muro. Questo è lo stato delle cose e mentre le gazzette, la televione e il "dibattito", danno conto di astruse modifiche alla Costituzione, nessuno si accorge che viene violato, chiaramente, l'art.11 della Carta, nonchè il principio per cui anche la politica estera è condotta dal Governo (sulle linee approvate dal Parlamento) e non dal presidente della Repubblica. Per non dire della politica economica e monetaria che ormai non dipende più dalle istituzioni nazionali.
Sullo schifo con il quale i nostri parlano dell'"italianità" di certi gruppi industriali è inutile parlare, basti osservare quanto il governo francese tiene invece alla "francesità".
E' storia nazionale quella della corsa verso i potenti, così come racconta il Gattopardo e come vuole l'eterna Casta.

venerdì 22 aprile 2011

Emozioni



“Quello che ci piacerebbe è che in un atto di umanità e di giustizia mediatica, adesso, AnnoZero si occupasse della figura di Arrigoni possibilmente attingendo informazioni corrette da chi lo conosceva e attraverso le sue stesse parole che numerose ha profuso, sia tramite il suo libro su Gaza, che dal suo blog, che attraverso video diffusi in rete.”.
Così una lettera spedita alla redazione di Michele Santoro in vista della puntata successiva alla morte di Arrigoni…fiato sprecato.
L’informazione che alimenta il grosso pubblico non può permettersi queste libertà e del resto nemmeno il grosso pubblico è interessato a questioni fondamentali che caratterizzano i nostri tempi. In un mese è successo di tutto: uno spaventoso terremoto, un grosso disastro ad una centrale atomica, una guerra iniziata per “fini umanitari”, una crisi economica che coinvolge sempre più l’Europa. Nulla da fare, c’è bisogno dell’ulteriore puntata, dell’ulteriore trasmissione, per raccontare le ultime barzellette e le ultime avventure del cavaliere di Arcore: altrimenti cosa si fa? Cosa si copia-incolla sui social network, ritornati a casa, con le pantofole ai piedi? Queste sono le emozioni che gli eroi dei nostri tempi propinano per un popolo che non vuole pensieri.
In proposito viene in mente un detto napoletano che pare ispirato dal cavaliere, ma che in fondo riguarda anche i suoi innumerevoli detrattori: “Il pesce non vuole pensieri”. Brutta espressione, ma è così e non solo il cavaliere lo dimostra con le sue avventure notturne, lo dimostrano i suoi tanti guardoni ,senza patria e senza principi, ma bravissimi a lanciargli monetine mediatiche addosso.
C’è un’altra categoria di persone che emerge in argomento: quelli che con coerenza stanno sempre con chi costruisce muri. Arrigoni parlava spesso dei muri che non si vedono in televisione. Quelli che erano dalla parte dei muri nel 1962 sono tutt’ora dalla parte dei muri. Coerenti. Culi di pietra.
Forse allora giustificavano i muri in nome di qualche rivoluzione, ma oggi come giustificano il loro, silenzioso, amore per i muri? Mistero.
…e visto che le parole spesso sono inutili per i pantofolai lancia-monetine, forse bisogna provare con le emozioni. Venga allora il filmato che associa i due muri, può darsi che muova le benedette emozioni.

sabato 16 aprile 2011

Una morte inutile, vite inutili



La morte di Vittorio Arrigoni è una morte inutile perché non muove più di tanto le forze in campo per una vicenda che molti non hanno voglia di comprendere e nemmeno vedere. L’operazione “Piombo fuso” di due anni fa fu chiara nel mettere in evidenza quanto il sistema informativo in Italia sia assolutamente sbilanciato su questioni in cui si intrecciano diritti dei popoli, di individui, storia e politica. Ad onore del vero l’unico che se ne interessò nel silenzio generale fu Michele Santoro, con una trasmissione nel corso della quale il Travaglio se ne restò zitto (se dovesse scoppiare una bomba atomica, il Travaglio non saprebbe cosa dire!) e la Lucia Annunziata, stracciandosi le vesti, abbandonò la trasmissione. Segnali questi che dimostrano quanto sia povero idealmente e condizionato dal senso dell’opportunità e dell’opportunismo l’informazione e la politica in Italia.
La morte di Arrigoni è una morte inutile perché società opulenti, schiere di “copincollista” compulsivi di social network, non hanno interesse per i palestinesi che fanno parte dei “poveri, brutti e cattivi” così oggi identificati, con equilibrio, da tutte le parti politiche.
E’ una morte inutile perché i poteri che contano, l’informazione e la politica, non avevano costruito sulla sua persona un circuito emozionale capace di attirare interesse e non avendo deciso di fare quel tipo di investimento era inutile per Arrigoni scrivere, lottare,manifestare. Il “popolo sempre più informato” nemmeno si era accorto della sua esistenza anche perchè non era stato invitato allo spettacolino di Faziofabio (pagato due milioni di euro all’anno).
E' inutile la morte di Arrigoni e di altri perché non risulta politicamente corretta secondo i desideri dei potenti e che ciò sia vero lo si comprende nell’osservare la nascita di nuovi campioni dell’informazione e della politica che bene si adattano a carriere di mestieranti e di pontefici del pensiero senza contraddittorio. Per loro il trampolino è sempre pronto, per gli Arrigoni solo silenzio.
E’ inutile la morte di Arrigoni per tante vite inutili a caccia di cose inutili, ma ha senso per molti che ricercano cose fondamentali per la vita, che non hanno la preoccupazione per la macchina del fango, perché nel fango loro ci vivono e non suscitano emozioni.

mercoledì 13 aprile 2011

Il movimento dei precari



Se in un paese di 30 mila abitanti il segretario comunale s’intasca quasi 150 mila euro, se il presidente della provincia di Bolzano prende uno stipendio superiore a quello di Obama, se gli assessori regionali in Sicilia viaggiano ad oltre 4000 mila euro, se……
Il punto è questo e si potrebbe continuare per parecchio circa la “smodatezza” di certi introiti corrisposti con soldi pubblici (ovvero tasse). Siamo in una situazione molto simile a quella vissuta in epoche antiche, siamo ritornati all’età dei faraoni, con una casta famelica che ha bisogno sempre più di risorse e che escogita, per sopravvivere, ulteriori e più sofisticati meccanismi di controllo per ricavare sangue da chi il reddito lo produce. E’ di ieri la dichiarazione del direttore generale delle Entrate circa le modalità più sofisticate per combattere l’evasione (c’è ne anche per Facebook!). Per comprendere meglio la questione però occorre sapere che il signore delle gabelle prende (lordi) 456.733 euro (ipotizzando che vive solo con quell’incarico).
Ora il problema è dato dalla assoluta incomprensione dello stato di fatto che si è creato in Italia, ove tanta gente vive con stipendi che ormai non hanno nulla a che fare né con un paese che cresce in termini di produttività e di reddito, né con la crisi che a livello internazionale, ma soprattutto in Usa e in Europa, sta stravolgendo la vita di milioni di persone.
L’incomprensione è evidente quando l’intelligente di turno osserva che su quegli stipendi Lorsignori pagano le tasse…e ci mancherebbe! chiunque vorrebbe pagare le tasse su certi redditi.
L’incomprensione è evidente ed assume significati anche più vasti quando scendono in piazza categorie svantaggiate e sempre più preoccupate per il presente e per il futuro.
In questi giorni si sono svolte manifestazioni di “precari” per lo più giovani o quasi e qualificati. Le manifestazioni, sembra, non hanno avuto grande partecipazione, né molta eco. Perche? Appare sempre più chiaro a molti, che pure vivono con difficoltà la congiuntura economica (operai, impiegati, lavoratori autonomi e piccoli imprenditori) che non è possibile accettare manifestazioni che si risolvono nella solita adunata settimanale per denigrare il governante pro tempore, senza che si abbia la capacità ed il coraggio di mettere a fuoco i tanti altri responsabili del disastro economico-sociale di questi tempi.
Qui nessuno è capace di portarsi sotto i palazzi dove vivono alla grande i sacerdoti della casta e lanciare almeno fischi e pernacchie.
In altri momenti le classi giovanili e gli studenti soprattutto hanno saputo meglio focalizzare responsabilità ed individuare i protagonisti dello sfascio, delle ingiustizie e delle disuguaglianze stridenti. Il movimento del ‘68, per dire, fu molto più significativo nelle sue rivendicazioni e non si limitò a sbeffeggiare i governi in carica. Il “movimento di Seattle” aveva ben compreso cosa stava succedendo e cos’altro era previsto in termini di impoverimento delle società evolute, tanto che fu soppresso con evidente spietatezza.
Certe manifestazioni senza obiettivi e valutazioni concrete dello stato delle cose lasciano il tempo che trovano e producono qualche dubbio sulle aspirazioni di fondo di tanti partecipanti di esse.
Viene da pensare che molti dei manifestanti di oggi, precari e sottopagati, vogliono solo ottenere un miglioramento individuale della loro condizione, ma nulla hanno da dire sulle regole nefaste che governano la società. In altri termini, sembra che i manifestanti di oggi vogliono solo entrare nel Sistema e sedersi al posto di Lorsignori, magari nelle posizioni migliori.
Evidentemente sono attenti alle indicazioni dei ceti intellettuali ad alto reddito che dominano l’informazione e tanti altri centri di potere di questo Paese e dunque sanno calibrare prudentemente la protesta: dare fastidio solo a qualcuno, ma non a tutti. Cosa si può dire?:Bravi, hanno capito come funziona il Sistema!

sabato 9 aprile 2011

La BCE fa il suo mestiere



“Le famiglie italiane stanno diventando più povere. Cala la capacità di risparmio, ovvero quella virtuosità che ha sempre dato un po’ di sicurezza e di coesione sociale. L’inflazione sta rapidamente alzando la testa, trainata dai costi della benzina e dei trasporti. I tassi di interesse della Banca centrale continueranno a salire, frenando l’afflusso di denaro dalle banche alle imprese, accrescendo il costo del nostro debito pubblico e i tassi sui mutui immobiliari.”.
Dagli Usa, nel silenzio dell’informazione ufficiale, giungono notizie relative a politiche sempre più restrittive per i diritti dei ceti medi, con la liquidazione della contrattazione collettiva e l’introduzione di forme di gestione degli enti locali che sempre di più si allontanano da quello che ordinariamente consideriamo tipico degli stati democratici. Vi sono lì manifestazioni imponenti per protestare contro i tagli che mettono in discussione conquiste raggiunte negli anni’60. Fu proprio il movimento di lotta contro la guerra e per i diritti civili nato negli Usa ad infiammare l’Europa nel ’68 e mentre molti da noi s’infiammano per le azioni di “esportazione della democrazia” nel nordafrica, balza in mente la considerazione che ancora una volta dall’America potrà venire il vento nuovo.
Un’intera classe dirigente in Europa, sempre più stancamente, sta portando fino alle estreme conseguenze il portato delle politiche liberiste introdotte dalle politiche americane nate negli anni di Reagan. L’entusiasmo con il quale sono state modificate e distrutte garanzie e diritti in questi anni segna il passo e nasce lo scoramento di tanti, senza che però si sappia quale strada intraprendere, e dunque solo da lì, dove è nato il mantra del mercato per tutto e per tutti, si deve guardare per scorgere segnali di novità.
L’Europa, assente in politica estera e che lascia fare alla Nato e ai “volenterosi”, risulta assente anche per tutto quello che attiene alla organizzazione economica e sociale. Attenta a definire le misure delle melanzane e dei cetrioli e a tormentare i residui settori produttivi, si preoccupa di alzare il tasso d’interesse che determinerà maggiori costi per le imprese e le famiglie. Come sempre, la spiegazione ufficiale è nella paura del rialzo dell’inflazione. C’è da credere: i debiti pubblici e dei privati sono espressi, ovviamente, in danaro e dunque la BCE si preoccupa che il corrispondente credito verso le private banche non sia svilito dall’inflazione. La BCE fa dunque il suo mestiere, ovvero quello di essere garante dei banchieri.
Questa è l’Europa e a questo punto non resta che guardare oltreoceano da dove arrivano gli aerei che bombardano con uranio impoverito: potrà capitare, prima o poi, che dai campus e dalle città nascerà un valido movimento capace di indicare vie nuove, spiegare le ragioni del disastro e indicare prospettive per una ricostruzione possibile. Già Robert Kennedy, nel 1967, lamentava i danni di un sistema imperniato sul consumo e sulla corsa alla ricchezza. Oggi che crescono solo debiti, si può sperare solo in una risalita.

martedì 5 aprile 2011

La messa di Scalfari



Eugenio Scalfari, il vate che dice messa laica la domenica (sono un suo antico lettore, me lo posso consentire) si scaglia contro le norme assunte dal Governo per porre riparo alla possibile scalata della Parmalat da parte di gruppi industriali francesi. L’alimentare in Italia, si sa, si è volatilizzato già da tempo, chi si ricorda della Buitoni? (fu liquefatta da Carlo de Benedetti, tanti anni fa). Era il tempo delle privatizzazioni, imperava il verbo liberista e della religione del Mercato e dunque tutto quello che era nella mano pubblica doveva essere dismesso e lo Stato doveva tenersi fuori dal Mercato. Molti di quelli che vollero l’intrapresa del nuovo percorso sono ancora attivi nella politica, nelle istituzioni e nell’ informazione. Scalfari fu uno di questi ed ancora rimane della stessa idea, della stessa fede. Ai voglia di dire che la crisi che attanaglia il Paese ha evidentemente qualche ragione in una forsennata rincorsa dei dogmi moderni della Globalizzazione e del Mercato, la dove invece altri Paesi tentano almeno qualche difesa di quello che rimane delle risorse nazionali. Così come appunto ha fatto la Francia già con la presidenza Chirac. In Italia no, bisogna seguire il verbo fino all’ultimo sacrificio (magari a favore degli amici).
In tutto questo si scorgono le solite contraddizioni. Una per tutti è quella del dott. Sottile (ma riguarda tanti altri) e in proposito si legge:“Giuliano Amato dal 1 gennaio 1998 incassa una pensione Inpdap da ex professore univer¬sitario di 12.518 euro netti al mese ai quali aggiunge la pensioncina da parlamentare (9.363 euro). Una cifra che non gli impedisce, per altro, di continuare a prendere incarichi: due pubblici (presidente Treccani e presidente comitato dei garanti per il 150˚dell’Unità d’Italia) e uno privato (senior advisor della Deutsche Bank).” Appunto, celebrare gli anni dell’Italia (senza alcun ricordo dei milioni costretti all’emigrazione) è compito di una classe dirigente che sa campare alla grande.
Nel merito: Scalfari teme che le norme evocate dal Governo possano intaccare la sacralità delle Banche, che nel contesto attuale sono quelle che fanno profitti scaricando le perdite sui cittadini, grazie alle ricapitalizzazioni concesse dagli Stati. Al riguardo si può ricordare quello che si legge in questi giorni:” Madrid potrebbe procedere ad una nazionalizzazione parziale, con ingresso di capitale pubblico, di quattro casse di risparmio. Valore dell'operazione 7,7 miliardi di euro”. Lo riporta il quotidiano El Mundo. Questo oggi, ma già all’inizio della crisi, il 13 settembre 2007 l'importante banca britannica Northern Rock fu nazionalizzata ed eguale ricetta venne applicata per la statunitense Bear Stearns.
In questi giorni, ancora, tre stati degli Usa hanno presentato progetti per la nascita di banche di proprietà statale: Oregon, Washington e Maryland, che raggiungono Illinois, Virginia, Massachusetts. Il 79% di 107 imprenditori interpellati per un sondaggio dalla Main Street Alliance di Washington, ha sostenuto la proposta di legge dello Stato di Washington. Ecco, quelli che vivono di mercato sono d’accordo su misure di questo tipo, in Italia invece quelli che non vivono di mercato non sono d’accordo.
Questa è la differenza.

sabato 2 aprile 2011

Il Bagaglino!



Mettiamola così: da nord e da est siamo pressati da una crisi bancaria che diventa sempre più crisi economica, con disoccupazione e riduzione di reddito. Dal Sud viene lo sciame politico dei paesi nordafricani che subiscono il rincaro dei prezzi dei beni alimentari e che vogliono cambiare regimi politici. Da est c’è la paura nucleare del disastro giapponese.
A questo punto, per tacere d’altro, uno si aspetterebbe un’informazione ed un dibattito politico all’altezza della situazione ed invece si nota il solito stile pallonaro con il quale si discute delle cose pubbliche in Italia. Non c’è argomento, il più impegnativo, che non diventa occasione di scontro tra tifosi, che non dia occasione per quantità industriali di vignette e di satira da parte dei comici delle salamelle.
L’incapacità della classe politica di fare il proprio mestiere è in questo periodo ancor più evidente, così come evidente risulta l’incapacità di molti di guardare oltre la zuffa o l’ammucchiata quotidiana o le dichiarazioni a perdere del governante pro tempore. In questa gara al ribasso brillano in particolare i campioni televisivi dell'informazione.
Un Paese che viene usato come una portaerei nel mediterraneo(!) non ha alcuna voce, non solo per difendere i propri interessi nazionali(così come fanno gli altri) ma non è capace nemmeno di sviluppare un’azione diplomatica, come è avvenuto tante volte nel passato nei confronti degli stati arabi.
Un’organizzazione europea che cavilla ogni giorno nelle attività di ciascuno di noi, come singoli, come imprese e come istituzioni e che non sviluppa alcuna attività di fronte a fenomeni migratori di particolare imponenza.
Governanti regionali e movimenti politici che abbandonano ogni afflato di tradizionale buonismo verso l’immigrazione per ostacolare la collocazione sul territorio nazionale dei migranti che sbarcano numerosi in Italia in questi mesi.
Nel caos che stiamo vivendo non possiamo escludere che l’onda di sommovimento che ha riguardato il nordafrica e che prima ancora ha riguardato i Balcani e l’ex Unione Sovietica possa riguardare la sponda nord del Mediterraneo.
Il Generale Wesley Clark, già comandante delle truppe Nato nel Kossovo, nel suo libro “Winning Modern Wars” scrive: «... Quando tornai in visita al Pentagono nel novembre 2001, parlai con un ufficiale di alto livello dello staff che aveva tempo per due chiacchiere. Mi confermò: sì, siamo ancora in carreggiata per andare contro l’Iraq. Ma c’è di più. Questo - disse - è solo parte di un progetto di campagna che durerà cinque anni, e toccherà sette Paesi; si comincia con l’Iraq, poi tocca a Siria, Libano, Libia, Iran, Somalia e Sudan».
Possiamo immaginare che il piano di interventi dal 2001 sia stato aggiornato e che si voglia andare ben oltre la Libia. Chissà, magari i fatti di queste settimane sono il prologo di altri significativi avvenimenti. Magari si potrebbe parlare di queste cose....
ed invece ci tocca guardare il video che appare per l’ennesima volta in cui La Russa starnazza, Di Pietro prende al volo la tessera che Alfano ha gettato all’aria, mentre Gasparri strabuzza gli occhi e Rosy Bindi invita all’ammutinamento.
Roba che supera il Bagaglino di Pippo Franco.